Inferno e paradiso (e non solo), però di carta!

foto del giochino di carta per bambini descritto in questo post

Come si chiama il giochino di carta tridimensionale che si apre e chiude con le dita e sotto le alette numerate rivela dei messaggi?

Mi sono resa conto che non lo sapevo (o non me lo ricordavo più) quando ho visto un tweet in inglese che lo chiedeva. Per l’italiano ho fatto anch’io la stessa domanda e ho ottenuto varie risposte.

Inferno (e) paradiso è il nome prevalente, usato in varie parti d’Italia (Romagna, Lombardia, Sardegna, Novara, Roma), con l’alternativa paradiso-inferno nel nord della Lombardia.

Sale e pepe è un altro nome piemontese.

Ciceciàc (o cic e ciac) è un nome onomatopeico usato da Bologna.

Ficcanaso è usato a Lugano e nel resto del Ticino ma anche in Piemonte, mentre da Perugia è arrivata una segnalazione di acchiappanaso (ma “serviva appunto per acchiappare il naso a noi bambini. Il gioco non prevedeva di scriverci numeri o altro”). 

Riporto inoltre becco di gallina (Bari) e topolino, che però potrebbero riferirsi a usi individuali o fare parte di pochi idioletti.

Esiste anche una voce di Wikipedia, Inferno e paradiso (origami), che include anche il nome indovino e le istruzioni per costruire il giochino:

Immagine con le istruzioni passo passo per costruire il giochino piegando un foglio di carta quadrato

Lo conoscete anche con qualche altro nome che non ho elencato? Se sì, aggiungetelo nei commenti specificando dove è usato.

In tedesco e in inglese

Da Wikipedia in tedesco ho scoperto che anche in Germania si usano due nomi simili a quelli italiani: Himmel oder Hölle (“paradiso o inferno”) e in alcune zone anche Pfeffer und Salz (“pepe e sale”), e che nella Svizzera tedesca si chiama anche Schnipp-Schnapp, nome onomatopeico che esprime anche il rumore delle forbici.

In inglese il giochino può avere parecchi nomi. I più diffusi, ricorrenti nelle risposte al tweet e usati in diverse varietà di inglese, sono fortune teller (“indovino”) e chatterbox (“chiacchierone”). Più specifici sono cootie catcher (“cattura pidocchi”, negli Stati Uniti) e fly catcher (“cattura mosche”, in Australia e Nuova Zelanda).

Per l’inglese Wikipedia indica inoltre salt cellar (“saliera”), whirlybird (“elicottero”), e paku-paku, un nome giapponese onomatopeico che descrive la bocca che si apre e si chiude quando si mangia (è anche all’origine del nome del videogioco Pac Man).


Binomi lessicali

I nomi come inferno e paradiso e sale e pepe e i loro equivalenti tedeschi sono esempi di binomi lessicali, coppie di parole della stessa categoria unite da una congiunzione, che in questo caso non hanno un ordine fisso ma preferenziale: ammettono infatti le alternative paradiso (e) inferno e, in altri contesti, pepe e sale.

Non sono quindi irreversibili come invece i binomi bianco e nero e vivo o morto, che ammettono solo questa sequenza (non diciamo *nero e bianco e neppure *morto o vivo). Li ho descritti in Binomi lessicali italiani e inglesi, dove ho evidenziato che in parecchi casi le due lingue presentano l’ordine inverso per gli stessi binomi, come ad es. black and white e dead or alive (non si dice *white and black e neppure *alive or dead)

Reduplicazione espressiva

I nomi cic e ciac, Schnipp-Schnapp e paku-paku sono esempi di reduplicazione espressiva, un fenomeno morfologico e sintattico comune a molte lingue che consiste nella ripetizione di un’unità lessicale.

La reduplicazione è completa per paku-paku e con variazione vocalica per cic e ciac e Schnipp-Schnapp. Questi due nomi onomatopeici presentano l’alternanza [i – a] che in varie lingue segue un ordine fisso: la vocale chiusa precede sempre la vocale aperta. È un fenomeno che ho descritto in Lupo cattivo in inglese, con reduplicazione, con vari esempi in inglese e in italiano.


2 commenti su “Inferno e paradiso (e non solo), però di carta!”

  1. Davide:

    Articolo interessante! Io nemmeno sapevo che avesse un nome quella specie di origami.

    Sui binomi ho un dubbio: nella formazione di quelli aggettivali si segue qualche tipo di regola dettata dalle vocali o dalla sillabazione? Per esempio, “comodo ed elegante” suona meglio di “elegante e comodo”.

    Mi pareva d’aver letto qualcosa in merito su questo sito o su una risorsa che avevi elencato, ma non trovo nulla…

  2. Luca:

    Dalle mie parti (nord ovest) si chiamava salino (che vedo in parte ripreso nell’inglese salt cellar). Avevo sempre pensato che, una volta che lo rovesciavi, il salino avesse effettivamente la forma di un contenitore di sale con 4 piccoli contenitori.

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