Notti tropicali e notti calde, c’è differenza!

Alcuni titoli di fine luglio 2020:

Titoli: “Notte tropicale, a Lugano 20,1 gradi. Caldo in tutta la Svizzera, il record in Romandia” e “Meteo Italia, AFA da incubo con NOTTI TROPICALI”

La descrizione di una temperatura notturna di 20° C come tropicale può farci sorridere, però è un dettaglio che mette in evidenza una differenza importante tra parole e termini, e cioè tra lessico comune, usato in qualsiasi varietà linguistica, e lessico specialistico, usato invece solo in alcuni ambiti settoriali.

L’aggettivo tropicale nell’uso comune ha non solo un significato geografico che rimanda alla regione dei Tropici ma anche un senso figurato e iperbolico di caldissimo, come immaginiamo sia la temperatura in quelle zone. La locuzione notte tropicale evoca quindi una notte di caldo intenso, opprimente e soffocante, la cui percezione può variare molto da persona a persona.

Notti tropicali

Nell’uso specialistico, ad es. in ambito climatologico ed epidemiologico (effetti delle temperature sulla salute), il termine notte tropicale nella forma plurale notti tropicali ha invece un significato ben preciso: è un indicatore climatico che identifica il numero di notti nell’anno con temperatura minima maggiore di 20°C. È un valore internazionale definito dal progetto CLIVAR nell’ambito dell’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO).

grafico: Serie delle anomalie medie annuali del numero di notti tropicali in Italia rispetto al valore normale

Questo grafico mostra che nell’estate 2019 il numero di notti tropicali è stato il secondo più elevato dal 1961 dopo la famigerata estate del 2003 (fonte: ISPRA).

Notti calde

Anche notte calda ha un significato specialistico: la locuzione notti calde è un valore statistico che indica la percentuale di giorni con temperatura minima superiore al 90° percentile della distribuzione normale sul periodo climatologico.

Giorni estivi e giorni caldi

Differenze simili dall’uso comune si riscontrano per altri due termini della climatologia:
giorni estivi non si riferisce genericamente a giornate tra giugno e settembre ma indica invece il numero di giorni nell’anno con temperatura massima superiore a 25°C;
giorni caldi è un valore statistico che indica la percentuale di giorni con temperatura massima superiore al 90° percentile della distribuzione normale.

Ondate di calore

Anche ondata di calore (o onda di caldo o onda di calore) ha un significato preciso: per la WMO e per i climatologi e altri specialisti italiani indica il numero di giorni nell’anno in cui la temperatura massima è superiore al 90° percentile della statistica delle massime giornaliere sul periodo climatologico di base per per almeno 6 giorni consecutivi.

In ambito giornalistico e altri contesti invece ondata di calore ha un significato più generico, ad esempio per la Protezione civile si tratta di “condizioni meteorologiche estreme che si verificano durante la stagione estiva, caratterizzate da temperature elevate, al di sopra dei valori usuali, che possono durare giorni o settimane”.

Sono due concetti che non si equivalgono ma che hanno lo stesso nome, e la traduzione dall’inglese potrebbe avere contribuito a creare ulteriore confusione. Se ne ha un’indicazione nel codice identificativo di onda di calore negli indici climatici CLIVAR (WMO) in italiano:

giorni con gelo: numero dei giorni nell’anno con temperatura minima < 0°C; giorni estivi (indice SU25): numero di giorni nell’anno con temperatura massima > 25°C; notti tropicali (indice TR20): numero di giorni con temperatura minima > 20° C; temperatura massima assoluta: valore massimo mensile delle temperature massime giornaliere; temperatura minima assoluta: valore minimo mensile delle temperature minime giornaliere; notti fredde: percentuale di giorni in cui la temperatura minima giornaliera è inferiore al 10° percentile; giorni caldi: percentuale di giorni in cui la temperatura massima giornaliera è superiore al 90° percentile; onde di calore (indice WSDI, Warm Spell Duration Index): numero di giorni nell’anno in cui la temperatura massima è superiore al 90° percentile per almeno 6 giorni consecutivi.
(tabella da presentazione dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale)

WSDI è l’acronimo di Warm Spell Duration Index. La definizione in inglese della WMO è “count of days in a span of at least six days where TX > 90th percentile” e coincide con quella italiana. Si può notare che in inglese non è stata usata la parola del lessico comune heatwave, a cui la WMO attribuisce un significato generico di “a period of statistically unusual hot weather persisting for a number of days and nights” (cfr. definizione di ondata di calore della Protezione civile).

Attenzione alla terminologizzazione!

I termini notte tropicale, notte calda, giorno estivo, giorno caldo e onda(ta) di calore sono esempi di terminologizzazione, il processo per cui una parola o un’espressione di uso generale o comune viene trasformata in un termine che designa un concetto particolare in un linguaggio speciale.

Riconoscere i termini di questo tipo è importante perché consente di evitare che vengano interpretati con il significato generico che hanno nel lessico comune. Riguarda sia la traduzione (i termini devono far parte delle raccolte terminologiche), che le attività di divulgazione.

Nei media generalisti potrebbe ad esempio essere utile aggiungere una breve definizione, che però non andrebbe inventata come invece ha fatto il poco accorto autore di un articolo di allerta meteo: notti tropicali ovvero quella anomala sensazione di caldo opprimente associata al buio della sera o della notte come avviene in alcune zone tropicali del pianeta.


Vedi anche:
Caldo torrido, afoso, opprimente, asfissiante… con alcune osservazioni sul concetto di temperatura percepita
Meteo: allertamenti, allerte e criticità (altre incongruenze terminologiche)
☀ [nuovo] Centaurus: il virus come gli anticicloni africani (nomi fantasiosi nei media)