Virgole di troppo

A Milano c’è stata una manifestazione di protesta per l’incontro tra il Ministro dell’Interno Salvini e il premier ungherese Orban. Nella foto è sovraimpressa una frase di un testo di agenzia (ANSA) ripresa letteralmente da varie testate giornalistiche: 

Love Trumps Hate

La scritta sulle magliette non contiene punteggiatura e chi ha riportato la notizia non si è reso conto che non ha molto senso separare con virgole le tre parole Love, Trumps, Hate. Inoltre, nessuno ha spiegato ai lettori cosa significhino – “amore” e “odio” sono facilmente riconoscibili ma cosa vuol dire trumps in questo contesto? 

Se per un punto Martin perse la cappa, per due virgole di troppo le redazioni dei media italiani dimostrano ancora una volta di avere conoscenze insufficienti dell’inglese.

Trumps in questo caso non è un sostantivo plurale ma la terza persona singolare del verbo trump, “superare, avere la meglio”. Da un giornalista ci si aspetterebbero inoltre conoscenze enciclopediche tali da consentirgli di riconoscere #LoveTrumpsHate, “l’amore trionfa sull’odio”, hashtag della campagna democratica nelle elezioni presidenziali americane poi vinte da Donald Trump.

Ho descritto gli altri significati di trump in Parole di Trump, presidente USA.

8 commenti su “Virgole di troppo”

  1. Coccio:

    Se uno volesse proprio fare il fastidioso (…) la scritta sui fogli A3 avrebbe invece tutto il bisogno di un po’ di punteggiatura, del tipo:

    Accoglienza:
    diritto dei migranti,
    necessità per tutti!

    (di punti esclamativi credo ne basti uno, tre mi hanno sempre dato fastidio)

  2. Licia:

    @Coccio, aggiungo: c’è anche una bella differenza tra chi scrive per professione e chi no!

  3. granmadue:

    La necessità di postare le notizie in tutta fretta, al fine anche di battere sul tempo i siti giornalistici concorrenti e fare quindi incetta di click (obiettivo, quest’ultimo, sempre più ambito, in un’epoca in cui di giornali cartacei se ne vendono pochi), ha portato in maniera ahimè generalizzata alla proliferazione di testi, anche “in italiano”, raffazzonati, pieni di refusi e con la punteggiatura incongruente.
    Per tornare all’esempio qui sopra, dove si dice «Aprono il corteo (…)»: ma quale corteo? Dove l’hanno visto il corteo?

  4. Flavia:

    Non posso crederci… hanno preso alla lettera il comunicato ANSA e riportato pari-pari… LOVE, TRUMPS, HATE come fossero parole separate; soggetto, verbo, oggetto, no? No.
    Possibile che nessuno si sia chiesto – per pura curiosità – cosa potesse significare ‘trump’ con quella ‘s’ finale… non si tratta nemmeno della solita ‘pigrizia’ del giornalista, questa è proprio ‘paralisi’, panico, forse.

  5. Asandus:

    “Vado a mangiare, nonna.” disse una persona qualunque.
    “Vado a mangiare nonna.” disse il piccolo Hannibal Lecter.
    😀
    Battute a parte, basterebbe che i “giornalisti” – che al momento attuale sono solo degli scribacchini – la piantassero lì di aggiungere dettagli non richiesti. C’è una foto? Basta, la gente la vede, non c’è alcuna necessità di tentare di descriverla ad muzzum. Così salviamo pure la nonna…

  6. John Dunn:

    A panda goes into a café and orders a plate of bamboo. After finishing its meal, it produces a gun, fires at the waiter and heads towards the exit. ‘Just a minute,’ says the waiter. ‘What’s all that about?’ As it goes through the door, the panda turns round and says: ‘That’s what a panda does: eats, shoots and leaves.’

    Questa barzelletta ha fornito alla scrittrice inglese Lynne Truss il titolo di un libro sull’importanza della punteggiatura: ‘Eats, shoots and leaves’.

  7. Coccio:

    “Virgole, per caso” nella versione italiana. Un libro che non può mancare nelle librerie di noi puntigliosi. Tra l’altro contiene un paio di errori di stampa;ho fatto notare all’editore che non è bello trovarli nel libro scritto da un correttore di bozze, ma ha fatto lo gnorri…

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