Pensieri in scatola

Questa vignetta fa riflettere su due parole inglesi, box e tank, che illustrano il concetto di anisomorfismo, l’impossibilità di far corrispondere tutti i significati di una parola in una data lingua a tutti i significati di una parola in un’altra.

Vignetta intitolata THINK TANK con due scatoloni aperti, uno con una freccia verso l’interno e la didascalia “where you don’t want to think” l’altro con la freccia verso l’esterno e “where you want to think” e sotto un water con “where you actually think”
vignetta: Wrong Hands

Box in inglese non vuol dire solo scatola ma ha molti altri significati, tra cui scatolone, cassetta, casella e riquadro.

Sbaglia quindi chi traduce letteralmente con “pensare fuori dalla scatola” l’espressione americana think outside the box, un cliché ricorrente in contesti aziendali internazionali che ha un equivalente italiano in pensare fuori dagli schemi.

Perché si dice think outside the box

9 punti disposti equidistanti in 3 righe da 3 punti ciascunoL’origine della metafora think outside the box è il problema dei 9 punti e delle 4 linee: disegnati 9 punti disposti equidistanti a 3 x 3 come nella figura, si deve unirli con quattro linee senza mai staccare la penna dal foglio.

Per trovare una soluzione bisogna “uscire” dallo schema quadrato (box) rappresentato dai punti disposti a 3×3:

soluzione 9 punti 

Il problema risale al 1914 ma la metafora è più recente: si è diffusa a partire dagli anni ‘70 negli Stati Uniti grazie ai consulenti di organizzazione aziendale che esortavano i loro clienti a pensare outside the box, quindi a uscire da schemi mentali rigidi e costrittivi e adottare invece un approccio creativo (altri dettagli in The phrase finder).

Il tank di think tank

La locuzione think tank è usata anche in italiano con il significato di “gruppo di esperti in discipline diverse che collabora alla risoluzione di problemi complessi, specialmente in campo economico, politico, militare”.

Nei vocabolari italiani è spiegata come “serbatoio (tank) di pensatori” ma per l’Encyclopaedia Britannica ha origine nel gergo militare della seconda guerra mondiale: indicava un carro armato (tank) usato come luogo sicuro dove pianificare e decidere (think) strategie. Il significato si è poi evoluto e negli anni ‘60 negli Stati Uniti è diventato quello contemporaneo.

La parola tank ha varie altre accezioni, tra cui [toilet] tank, la cisterna del water, e quindi nel confronto tra inglese e italiano è un altro esempio di anisomorfismo.

Tornando alla scatola…

La parola scatola ha un etimo peculiare. Deriva dal latino medioevale căstula(m), “cassa, cesta”, dal francone kasto (cfr. tedesco Kiste, “cassa, cassetta”). È un esempio di metatesi, un fenomeno per cui nell’evoluzione di una parola due suoni si invertono prendendo l’uno il posto dell’altro, come è successo a coccodrillo dal latino crocodilus.

La parola scatola non ha ovviamente nulla in comune con l’aggettivo scatologico, dal greco σκατός, “escremento”. Mi è però venuto in mente perché non riesco a evitare di associare il fastidioso calco pensare fuori dalla scatola a un’espressione che ha tutt’altro significato, farla fuori dal vaso!

Vignetta di Altan: bambino che fa pipì fuori dal vasetto e dice al padre “la faccio fuori da vaso, babbo” che gli risponde “classe dirigente!”
vignetta: Altan via Pinterest
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Vedi anche:
♦  The Septic’s Companion: cosa rima con septic tank? 😉
♦  Toilet(te), una storia movimentata (slittamenti di significato)
♦  Immagini, traduzione automatica e tazze (anisomorfismo di cup e mug)


Etimologia e definizioni delle parole italiane dal Vocabolario Zingarelli.

5 commenti su “Pensieri in scatola”

  1. Emy:

    Cara Licia,
    l’espressione idiomatica americana “to think outside the box” esiste anche nelle forme “to think out of the box” (diffusissima) e “to think beyond the box” (quest’ultima molto meno comune) e, solo nell’inglese australiano, “to think outside the square”.
    Da notare che invece nell’inglese australiano “out of the box” indica qualcosa di straordinario, eccezionale, ma non un modo di pensare fuori degli schemi.
    Infine, fra i tanti significati di “box” mi permetto di aggiungere “televisione” (I watched it on the box last night), usato solo nell’inglese britannico, e soprattutto negli anni Sessanta e Settanta, ma ancora in voga. Di certo “box” non significa “garage” all’italiana, ma mi pare che tu ne abbia già parlato in un altro post.
    E “tank” vuol dire anche “tanica”, oltre che “serbatoio”. La “tank top”, però, nel linguaggio della moda è la “canottiera” o “canotta”, sia da uomo sia da donna, quella che in Italia nella versione femminile si chiama “top”. “Tank top” però non è la canottiera della biancheria intima, che è “slip”: niente a che vedere con gli slip italiani.

  2. Emy:

    ps: Ah, a proposito di garage! Per gli inglesi “garage” è l’officina del meccanico.

  3. Barbara Fantechi:

    Trovo molto interessante la scelta di presentare due soluzioni, una corretta (quella a sinistra) e una, ahem, più creativa. Mi ricorda di quando, al liceo, avevo imparato a risolvere il cubo di Rubik smontandolo e rimontandolo.

    Per i non matematici è ugualmente evidente la differenza sostanziale fra le due soluzioni proposte?

  4. Licia:

    @Emy, grazie per i riferimenti. Per chi vuole approfondire ulteriormente anche gli aspetti delle parole non legati direttamente all’argomento del post, segnalo una risorsa che forse non tutti conoscono, DANTE (a lexical database for English). È ricavato da corpora e mostra le varie accezioni delle parole con molti esempi d’uso, dà indicazioni dettagliate su collocazioni e colligazioni (le strutture sintattiche in cui una parola appare più frequentemente, con riferimenti familiari a chi conosce la grammatica valenziale ma facilmente comprensibili da tutti). Purtroppo però non si riescono a ottenere link per le singole voci ma solo per la pagina di ricerca ed è anche per questo che nel post ho preferito i rimandi a Oxford Dictionaries (altra ottima risorsa perché molto aggiornata, con le eccezioni in ordine di rilevanza e frequenza d’uso).

    @Barbara, in effetti pensare fuori dagli schemi include tutte le soluzioni, anche quelle meno ortodosse! 😉

    Aggiungo anche che in Italia è molto diffuso l’errore *think thank, che confonde il sostantivo tank con il verbo thank, ringraziare.

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