neutralize ≠ neutralizzare

Titolo visto ieri. Come interpretate neutralizzato?

La sparatoria a Baton Rouge. Almeno due poliziotti sono stati uccisi e diversi sono feriti: l’aggressore è stato neutralizzato.

Ho visto che il verbo neutralizzare era ricorrente nei media che hanno riportato la notizia. Esempi: l’aggressore sarebbe stato neutralizzato dopo una vera e propria caccia all’uomo; un aggressore neutralizzato, due in fuga; il killer sarebbe stato poi ‘neutralizzato‘ e ucciso.

Io interpreto il verbo neutralizzare come rendere inoffensivo, e cioè catturare e disarmare l’aggressore che, se non specificato, presumo sia ancora in vita.

Nelle notizie tradotte dall’inglese però penso subito al potenziale falso amico neutralized. In questo tipo di contesto è un eufemismo che significa sempre ucciso se riferito a persona e distrutto se riferito ad altri tipi di obiettivi.

neutralise: [euph] [also mil]  to eliminate; to kill Devo però dire che non guardo mai film o telefilm americani di azione, guerra, crimine, spionaggio ecc. in cui è probabile venga usato il verbo neutralize / neutralise. Non so quindi se grazie al doppiaggio l’eufemismo inglese sia ormai stato recepito anche in italiano come prestito camuffato.

5 commenti su “neutralize ≠ neutralizzare”

  1. Paolo:

    Per fortuna nello sport neutralizzare l’avversario non ha ancora effetti letali! 😀

  2. Fja:

    Licia,

    Ti pongo una questione di traduzione che non ha a che fare con la neutralizzazione ma che mi gira in testa da qualche giorno 🙂 spero che mi risponderai anche se sono completamente fuori contesto.

    Come tradurresti due forme verbali che usano il modello “participio + OUT OF” secondo questi due esempi che ho sentito di recente in UK:

    – “She acted me out of the room” (detto da attore teatrale che si paragonava ad un’attrice molto più competente di lui),

    e

    – “He literally loved the amnesia out of her” (detto di un marito dedicatosi completamente ad una moglie sofferente di amnesia, fino a farla guarire)

    ?

    Grazie!
    F.

  3. Licia:

    @Fja, prendo spunto dalla linguistica cognitiva e in particolare da un libro molto noto e interessantissimo, Metaphors we live by di George Lakoff and Mark Johnson. Alla base di molte espressioni figurate ci sono metafore “di orientamento” (up-down, in-out, front-back, on-off ecc.), molto comuni in tutte le lingue perché fanno riferimento all’esperienza fisica del nostro corpo nello spazio.  In inglese, ad esempio, happy is UP, sad is DOWN, cfr. I am feeling up e I’m feeling down, he’s in high spirits e his spirits sank. Anche in italiano abbiamo metafore simili (sentirsi giù / su di morale ecc.) ma in altri casi non c’è piena corrispondenza tra lingue: allo stesso tipo di metafore di orientamento possono venire attribuiti valori diversi in culture diverse, ad es. in alcune culture il futuro è davanti a noi e in altre è dietro.

    Fatta questa premessa, considera che in inglese out non è solo avverbio e preposizione ma anche aggettivo, sostantivo e verbo, e consente quindi espressioni figurate molto trasparenti che però non hanno un corrispondente in italiano.  Per i tuoi esempi ti suggerirei di analizzare il tipo di metafora che sta alla base delle frasi e di cercarne una equivalente in italiano, senza voler per forza fare una traduzione basata sulle parole o che vada bene in qualsiasi contesto. Nel caso dell’amnesia potresti ricorrere a un altro tipo di metafora spaziale, ad es. dire che l’amore non ha lasciato alcuno spazio alla malattia o qualcosa del genere.

    Spero di averti in qualche modo aiutato. I prossimi commenti però in tema con il post, mi raccomando! 😉

  4. Alpha T:

    Il futuro dietro? Sono curioso, quale pazza lingua propone una idea del genere?

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