“hastang”

Ho già osservato che l’anglicismo hashtag può risultare ostico: non è congruente con le convenzioni dell’ortografia italiana e non è ovvio per tutti che si tratta di una parola composta da hash + tag. Questi aspetti rendono tutto sommato comprensibili due errori molto comuni, *hastag e *ashtag, entrambi con un’h dimenticata. Mi lascia invece perplessa l’errore *hastang, ricorrente su Twitter e trovato anche nei siti di alcuni media.

Escludendo problemi di “corruttori” automatici, non capisco da cosa sia guidata questa insolita rianalisi: l’unico anglicismo simile che mi viene in mente è mustang, ma dubito sia influente. Non credo ci siano interferenze dovute alla pronuncia perché mancherebbe anche l’h iniziale e comunque la diffusione delle parole dei social media avviene soprattutto in forma scritta.

hastangForse c’è chi trova la sequenza shtag così insolita che, senza rendersene conto, la “normalizza” in stang, sostituendo l’h con una lettera di aspetto simile e più frequente.

Che altre spiegazioni si potrebbero ipotizzare?

Nuovo post: Lo hashtag, l’hashtag e #ashtag

Vedi anche: Da #PanamaPapers a #PanamaPampers! (lo strano caso delle notizie che diventano trending topic su Twitter con hashtag che contengono vistosi refusi)

3 commenti su ““hastang””

  1. Massimo:

    Ciao!
    Non ho risposta alla tua domanda, però ricordo perfettamente che -alla fine degli anni 90, giovane aspirante rocker che a scuola ha sempre studiato solo il tedesco- chiamavo (come molti altri miei amici) “Led Leppeling” i Led Zeppelin. Chissà perché, la G finale arrivava quasi automatica. Forse il meccanismo è lo stesso per hashtag – hastang?

  2. Licia:

    @Massimo, grazie, osservazione molto utile che rafforza alcuni commenti su Twitter, dove abbiamo ipotizzato che l’aggiunta della n potrebbe essere una forma di ipercorrettismo: se la parola inglese termina con g → ng (e quindi la forma errata *hastang in realtà sarebbe solo una variazione dell’altra forma errata *hastag).
    Altra ipotesi: un effetto paretimologico con l’influenza della parola italiana stanga, legata all’idea di cancello/cancelletto, oppure anche la stanghetta nella scrittura musicale, richiamata dalla somiglianza tra # e il simbolo musicale ♯.

  3. Alesatoredivirgole:

    A livello sonoro credo che sia un adeguamento, un ingentilimento dei due suoni brevi, secchi e spezzati “hash”-“taG”.
    Per un parlante italiano quel tipo di suono risulta forse più complicato e meno orecchiabile che un unico suono filante come “hastang”.
    Il suffisso “ang” è più semplice da pronunciare, richiede meno sforzo e consente alla parola di filare benissimo.
    Inoltre vi saranno sicuramente influenze culturali del singolo e dizionari linguistici differenti legati alla provenienza geografica.
    Da nord a sud credo potremmo trovare infinite pronunce e modi di scrivere questa parola.
    Per quanto riguarda la parola scritta: probabilmente è una trascrizione fedele del “suono” percepito/prodotto (un po’ come con “feisbuc”), a meno non sia un vero e proprio caso di riferimento alla forma del cancelletto : ‘à stang 😉

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