Una tragedia può essere “umanitaria”?

Esempi d’uso dell’aggettivo “umanitario” nei media italiani

Una lettera a Repubblica critica l’uso improprio dell’aggettivo umanitario, associato sistematicamente a parole come tragedia, strage, sciagura. L’autrice rileva che per il dizionario Gabrielli umanitario significa solo “a favore dell’umanità” (cfr. filantropico), per cui non vede “come una strage o una sciagura che coinvolge esseri umani possa essere così qualificata”. Corrado Augias le dà ragione ma ricorda anche che la lingua cambia.

Aggiungo che l’accezione evidenziata, non ancora registrata da tutti dizionari ma molto diffusa nei media, è una risemantizzazione dovuta a un calco dell’aggettivo inglese humanitarian. 

Humanitarian e umanitario nei media

Come in italiano, anche in inglese il significato primario di humanitarian è “che promuove il benessere dell’umanità”, ma nel linguaggio giornalistico da parecchio tempo denota anche un evento o una situazione che provoca enorme sofferenza a un gran numero di persone e che richiede aiuti umanitari su larga scala.

Con questa accezione, in inglese la collocazione più diffusa, con oltre 2 milioni di occorrenze online, è humanitarian crisis, locuzione che identifica emergenze come disastri naturali, epidemie, carestie e guerre.

Si può immaginare che l’uso di umanitario nei media italiani abbia origine dalla traduzione letterale di fonti in inglese, senza riconoscere il falso amico che grazie all’uso ripetuto si è trasformato in prestito camuffato: ne sono prova più di 150000 occorrenze per crisi umanitaria e più di 40000 per catastrofe umanitaria.

Enantiosemia

L’uso giornalistico di umanitario fa anche pensare a un nuovo esempio di enantiosemia, un particolare tipo di polisemia che si verifica quando una parola ha due significati contrari: in questo caso umanitario può essere riferito sia al miglioramento che all’aggravamento delle condizioni di un gran numero di persone.

3 commenti su “Una tragedia può essere “umanitaria”?”

  1. Riccardo Schiaffino:

    @ fra:

    Dalle Ferrovie Italiane c’è sempre da aspettarsi il peggio, come conferma il comunicato che citi.

    Prima di vedere il tuo collegamento stavo pensando, riguardo all’uso espanso di “umanitario” che magari questa volta la cosa può anche andare, che in italiano altrimenti dovremmo ricorrere a qualche giro di parole un po’ lungo.

    Poi apro il tuo collegamento (pardon, forse dovrei dire link?), e vedo quei tre orrori: “security”, “safety” e, soprattutto, “gate”. Ma che, gli fa schifo l’italiano a certa gente?

  2. Monmartre:

    Io ho scritto all’indirizzo di posta delle Ferrovie e mi è tornata indietro l’e-mail.
    Sono andato sul loro form per i reclami, http://reclami-e-suggerimenti.trenitalia.com/Reclami/Anagrafica.aspx, e c’è scritto: «Eventuali segnalazioni inserite con il modulo sottostante non avranno ulteriore seguito.»
    Ho provato allora con l’assistenza, http://www.trenitalia.com/cms/v/index.jsp?vgnextoid=7e6af1c1b7b9a110VgnVCM1000003f16f90aRCRD, e mi si presenta questa scritta: «Siamo spiacenti la pagina non e’ al momento disponibile.»

    Alla fine ho mandato tutte le mie lamentele – sull’italiano orrendo e incomprensibile e sui malfunzionamenti del sito – a un indirizzo più generale. A oggi non ho ancora ricevuto risposta.

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