Icone e nativi digitali

(vignetta con un ragazzo che mostra un floppy a un bambino): “HEY KID, HAVE YOU EVER SEEN ONE OF THESE BEFORE?” “WOW, COOL! YOU MADE A 3D MODEL OF THE SAVE ICON!”

Questa vignetta ironizza sull’icona del comando Salva, che avevo usato come esempio in Oggetti, concetti e segni nelle interfacce per sottolineare che i simboli grafici sono spesso convenzioni arbitrarie legate alla cultura, alla lingua, al periodo in cui si vive e ad altri fattori. 

Avevo ricordato che image è un simbolo “descrittivo” che in origine era facilmente associabile al dischetto su cui si salvavano i dati, ma che è diventato astratto per le generazioni che non hanno mai visto un floppy: c’è chi pensa sia un televisore o una lavastoviglie o un distributore automatico di bibite o chissà cos’altro. È però così diffuso e, una volta imparato, facilmente identificabile come simbolo del comando Salva, che sarebbe controproducente cercare di sostituirlo.

4 commenti su “Icone e nativi digitali”

  1. Andrea:

    Su Linux il simbolo del floppy per indicare ‘salva’ è stato quasi ovunque (dipende molto dall’interfaccia usata) sostituito.
    Generalmente da un icona che rappresenta un documento o un hard-disk e una freccia verso il basso.

  2. Licia:

    Non ho familiarità con l’ambiente Linux, molto interessante il dettaglio dell’icona perché evidenzia le diverse possibili scelte non solo terminologiche ma anche di simboli per chi sviluppa software: adottare soluzioni già note agli utenti, facilitando l’apprendimento del nuovo prodotto, oppure scegliere qualcosa di diverso che renda il prodotto più distintivo ma con un potenziale impatto negativo sulla cosiddetta curva di apprendimento.

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