Buon giorno e buona sera

Un articolo del New York Times, William Weaver, Influential Translator of Modern Italian Literature, Dies at 90, riporta un esempio sulla difficoltà di tradurre dall’italiano all’inglese dettagli apparentemente molto semplici come i saluti.

immagine di orologioIn inglese non esiste un equivalente di buongiorno (a parte good day in Australia) e il traduttore deve scegliere tra good morning, good afternoon e good evening, ma per farlo correttamente deve sapere non solo l’orario ma anche dove viene fatto il saluto (variazioni diatopiche). In zone diverse d’Italia si passa infatti da buongiorno a buonasera in momenti diversi della giornata, anche subito dopo pranzo, quando in inglese sarebbe davvero insolito dire good evening.

Io vivo nell’Italia settentrionale e comincio a dire buonasera attorno alle 17, forse con qualche differenza tra estate e inverno. E voi?

Usate anche buon pomeriggio o, come alcuni integralisti della lingua italiana, lo ritenete un anglicismo da evitare perché estraneo alla nostra cultura? Ho provato a fare una ricerca nel corpus di libri di Google Ngram Viewer per avere qualche indicazione diacronica e in effetti parrebbe un uso recente e in crescita, ma mi lascia perplessa il picco negli anni ‘70:

grafico Google Ngram Viewer

Un’altra differenza tra italiano e inglese riguarda gli orari notturni: in inglese di solito si dice in the morning dalla mezzanotte in poi, ad es. the phone rang at 2 in the morning. In italiano invece, perlomeno per me, fino alle 4 circa gli orari sono di notte. E per voi?
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Vedi anche: XOXO: baci e abbracci (nei commenti, alcuni saluti in inglese).

Aggiornamenti

Altri dettagli nei commenti qui sotto, con osservazioni anche su altri saluti (buona giornata, buona serata, salve…) e alcuni riferimenti ad altre lingue. Includo anche il riferimento alla voce Formule di saluto dell’Enciclopedia dell’Italiano Treccani che elenca i criteri della scelta delle formule di saluto disponibili in italiano e spiega che “entrano in gioco almeno quattro importanti fattori socio-situazionali:
(a) il momento della giornata;
(b) le variabili sociodemografiche che riguardano i parlanti e i loro rapporti (età, sesso, ruolo);
(c) la posizione del saluto nell’interazione (approccio, commiato, saluto di passaggio);
(d) la natura del saluto, secondo che si tratti di un saluto individuale o di gruppo.”

Nuovi post:
Buona giornatona a tutti!
Nuovi saluti: buonsalve e buonciao

19 commenti su “Buon giorno e buona sera”

  1. Mauro:

    Mah, io non considero buon pomeriggio un anglicismo, anche se lo uso raramente (per abitudine, non per altro).
    Quello di cui, da italiano, sento la mancanza è un “buon mattino”, che esiste in inglese e in tedesco, per esempio.
    Saluti,
    Mauro.

  2. Marco:

    Anch’io come te dico buona sera dalle 17:00 in poi.
    E fino alle 4:00 sono “le quattro di notte”, mentre dalle 5:00 sono per me “le cinque di mattina”.
    Un’ultima cosa: io scrivo “buongiorno” tutto attaccato e “buona sera” come due parole.

  3. Elio:

    Dato che per me il “giorno” legale ha 24 ore, uso molto spesso “buongiorno” in qualsiasi momento della giornata, anche se so che riceverò occhiate perplesse.
    Una volta spiegata la ragione, i destinatari ammettono a denti stretti la mia spiegazione. 😉
    Chissà… forse è perché la ragione la si dà sempre ai matti… 🙂

  4. Elio:

    Inizio dalla seconda. Per me, di solito, è mattina dopo che mi sveglio, assunto come media! Comunemente dopo le 4 inizia a essere mattina, quindi dipende dal tipo di conversazione che si ha. Se durante la giornata devo dire che sono tornato a casa alle 3 dalla discoteca, dico “ho fatto le 3 del mattino”. Ma se sono fuori dalla discoteca e mi chiedono che ore sono dico “sono le 3 di notte”. Ma spesso la cosa si inverte, quindi non ho una regola.
    La prima. Bella domanda, ne discuto spesso coi miei pazienti, che vengono da diverse parti d’Italia!
    Io sono brianzolo, e mia madre mi ha insegnato, con lo stesso fare di quando si insegna a dire prego e grazie, che si inizia a dire buona sera dopo le 16. “Sono le 16 Elio, si dice buona sera”.
    Ma una mia paziente di Torre Annunziata, dalla quale andavo alle 14.30, mi accoglieva con un bel “buona sera” a cui io a volte rispondevo buona sera, a volte buon giorno.
    Da una mia piccola ricerca sui pazienti, ho notato che chi viene dal meridione tende a dire buona sera dopo l’una o le due, mentre più ci si sposta al nord più buona sera si dice dopo le 16 o le 17, usualmente quando tramonta il sole durante l’orario invernale.
    Ma questa regola non è mai rispettata!
    In fine, dico buon mattino o buon pomeriggio nelle occasioni informali quando voglio salutare ma essere al tempo stesso, come dire, originale, in luogo di un banale ciao!

  5. Licia:

    Grazie a tutti per i commenti.
    @Mauro, una curiosità: in che modo senti la mancanza di buon mattino in un contesto italiano? Tra l’altro si può dire comunque, vedi commento di Elio (2). 🙂
    @Marco, grazie, ora che me lo fai notare mi rendo conto di essere stata influenzata dall’articolo in inglese, altrimenti avrei scritto buongiorno e buonasera. Ho corretto nel testo dell’articolo.
    @Elio 1, penseranno che hai la testa tra le nuvole. 😉
    @Elio 2, pensandoci, anche per me sono le 4 di notte se vado a dormire ma di mattina se mi dovessi svegliare a quell’ora (ipotesi per fortuna molto poco probabile). Grazie per i dettagli su come varia il saluto in base alla geografia, sospettavo anch’io che più a sud venisse anticipato il buona sera.

    Poi bisognerebbe aggiungere buona giornata e buona serata che hanno una funzione diversa e si dicono accomiatandosi. In inglese buona serata ha un corrispondente in have a nice evening mentre credo che have a nice day sarebbe connotato come molto americano.

  6. Emidio:

    Ciao,
    Sono infermiere e all’inizio mi capitava di rispondere al telefono in piena notte con un “buona notte” e sono stato più volte ripreso perché agli interlocutori pareva che li stessi mandando a dormire. A me pareva normale. Che ne pensate?

  7. lucac:

    In effetti c’è differenza tra i saluti quando ci si incontra e quelli che si fanno quando ci si lascia.
    Quando incontro qualcuno uso solo buongiorno e buonasera (quest’ultima a partire dal pomeriggio tardi, intorno alle 17).
    Quando ci si accomiata mi pare meno forzato dire buon mattino o buon pomeriggio o buona notte, ma come augurio per il tempo che sta per arrivare.

  8. medhiartis:

    Beh “buon pomeriggio” ricorda tanto “good afternoon” e il fatto che il picco di utilizzo sia negli anni 70 in Italia, mi fa pensare che l’introduzione di “buon pomeriggio” arrivi dal doppiaggio e faccia parte del cosiddetto “doppiagese”…o no?

  9. Licia:

    @Emidio, come nell’esempio di Elio 1, ci sono perplessità perché nei saluti prevale l’aspetto pragmatico su quello semantico?

    @medhiartis, credo proprio di sì, responsabile il famigerato doppiaggese. In questo caso, però, a me buon pomeriggio non dispiace affatto.

    @lucac @Silvia, in questi due giorni sono stata in vari negozi e ho notato la differenza tra saluto iniziale e finale a cui non avevo mai fatto caso prima: se ho a che fare con qualcuno che non conosco personalmente, io dico buongiorno e buonasera anche alla fine dell’interazione, ma ho fatto caso che invece i commessi rispondevano con buona giornata e buona serata. E ora anch’io mi faccio la stessa domanda di Silvia, è un uso recente o c’è da sempre?

  10. Elio 2:

    Ci sono rimasto male quando ho visto che un altro Elio, cosa rara, mi aveva anticipato di pochissimo nei commenti.
    Ma Elio 2 mi fa così tanto ridere che mi piace!
    Sul buona notte effettivamente l’ho sentito dire anche alle 14 del pomeriggio diretto a chi va a farsi una pennichella. In generale lo sento dire soltanto da chi o verso chi si congeda per andare a dormire, a prescindere dall’orario e dal luogo.
    Buona giornata lo dico solo quando saluto per andarmene, così come buona serata se è presera.

  11. Licia:

    @Elio (2!), anche a me ha fatto uno strano effetto vedere un Elio dopo l’altro, e credo che anche a te non capiti spesso di doverti differenziare da un omonimo.

    Invece, tornando ai saluti, ho appena consultato l’Enciclopedia dell’Italiano (Treccani), disponibile anche online. La voce Formule di saluto elenca i criteri della scelta delle formule di saluto disponibili in italiano e spiega che “entrano in gioco almeno quattro importanti fattori socio-situazionali:
    (a) il momento della giornata;
    (b) le variabili sociodemografiche che riguardano i parlanti e i loro rapporti (età, sesso, ruolo);
    (c) la posizione del saluto nell’interazione (approccio, commiato, saluto di passaggio);
    (d) la natura del saluto, secondo che si tratti di un saluto individuale o di gruppo.”

    A proposito di (c) però non vengono citati né buona giornatabuona serata come formule di saluto, però ho trovato interessante questa frase: “buongiorno e buonasera non presuppongono la volontà di augurare al destinatario quello che letteralmente significano, cioè di passare una buona giornata o una buona serata, bensì quella di condurre l’interazione secondo le regole vigenti nella nostra comunità”. Può darsi che buona giornata / serata siano effettivamente un uso abbastanza recente per “riappropriarsi” del significato letterale che i tradizionali buongiorno e buonasera hanno perso?

  12. Elio (fiero di essere!) 2:

    Un altro Elio? No, non capita mai!

    Interessante il fatto che “buongiorno e buonasera non presuppongono…” perché a volte qualche interlocutore risponde, per avviare la conversazione, che “non è poi una giornata così bella” per poi introdurre discorsi sul tempo (brutto), sul lavoro (che va male), etc., alle volte senza neanche rispondere al saluto, ma usando lo sfogo come tale.
    Invece buona giornata e buona serata io lo dico, e lo ricevo, proprio per augurare buona giornata e buona serata, anche a/da persone di pari grado o amici dove un ciao sarebbe abbastanza, anzi, a volte raddoppiando: “Ciao e buona serata” “Buona serata anche a te.

  13. Licia:

    @Elio 2 :), da quando ho scritto il post ho fatto attenzione a come saluto, e mi sono resa conto che dico buona giornata e buona serata molto più spesso di quanto pensassi, in modo simile al tuo (ad es. ciao e buona serata), ma lo uso con amici o altre persone con cui interagisco abitualmente, mentre non mi viene spontaneo dirlo a chi non conosco personalmente, come ad es. il personale di un negozio.

  14. Giuliano:

    Buona giornata e Buona serata mi sembrano termini decisamente da negoziante, e ho l’impressione che siano relativamente recenti. Sicuramente noto che, in negozio, io al Buona serata rispondo immancabilmente Buonasera.
    Un Buona mattina, equivalente di Good morning, personalmente, lo uso sempre con mia moglie quando esce per andare al lavoro. Uso ristrettissimo, ma volevo segnalarlo.
    Una curiosità: faccio l’insegnante e ogni volta che incontro un mio studente il suo saluto è immancabilmente Buon giorno, a qualunque ora del giorno, della sera e della notte – evidentemente perché, vedendoci di regola di mattina, sono identificato automaticamente con questa formula.

  15. Licia:

    @Giuliano, bello l’esempio dello studente, un’altra conferma del saluto come formula.


    Ne approfitto per aggiungere un riferimento a Ciao, Bill, il ricordo di Umberto Eco del traduttore William Weaver (inizio del post), con un esempio molto interessante di adattamento di gioco di parole.

  16. Giuliano:

    Un altro paio di esempi, che mi sono venuti in mente dopo, che mi sembrano confermare l’idea dei saluti come formule:
    1) l’uso di salutare con “buongiorno” le persone che si incontrano camminando sui sentieri di montagna, non importa che si conoscano o no.
    2) il comune modo di dire per indicare una conoscenza superficiale, tipo certi vicini di condominio: “ci conosciamo appena, ci diciamo solo buongiorno o buonasera incontrandoci per le scale”.
    Curiosità: un comune veneto in provincia di Vicenza ha lanciato, qualche tempo fa, una campagna per “salvare il saluto”, e ha perfino promosso un monumento al “ciao”…
    http://archivio.siciliainformazioni.com/societa/salvare-il-saluto-ossia-la-nuova-frontiera-della-civilta/

  17. Licia:

    @Giuliano, grazie, ottimi esempi. Per 1), è proprio vero che si dice buongiorno anche a persone di età che in altri contesti ci farebbero scegliere ciao.

    E finora non abbiamo ancora parlato di salve, tornato a essere molto usato dopo un lungo periodo in naftalina e utilissimo per le situazioni quando non si sa se dare del tu o del lei.

    A questo proposito, ho notato che salve non si usa più solo quando ci si incontra, ma anche quando ci si accomiata, o perlomeno questo è un uso che ho notato sui sentieri di montagna della Lombardia quando si incrociano altri escursionisti e ci si scambia qualche parola: quando le persone si allontanano spesso dicono salve.

  18. Licia:

    Non parlo francese, ma ho appena trascorso qualche giorno in Savoia e il mese scorso sono stata a Ginevra, così ho potuto fare qualche confronto con i saluti italiani, che in apparenza possono apparire simili. Ho notato innanzitutto che nei negozi si viene salutati con bonjour anche se fuori è già buio; quando si usciva, a Ginevra prevalevano bonne journée e, se vicini all’orario di chiusura, bonne soirée, mentre in Savoia ho sentito dire solo au revoir (ma ero in una località di montagna molto informale).

    Mi piacerebbe sapere da chi parla francese se il concetto di jour, per quel che riguarda i saluti, è effettivamente diverso da quello italiano (ad es., potrebbe indicare la giornata lavorativa indipendentemente dalla presenza o meno di luce diurna). So comunque che in francese, a differenza dell’italiano, bonjour e bonsoir non si possono dire quando ci si accomiata.

    Mi sono anche domandata se l’uso di buona giornata e buona serata italiani, che percepiamo come abbastanza recente, potesse essere in qualche modo influenzato dal francese. Ho fatto qualche ricerca e ho trovato che il linguista Lorenzo Renzi in Come cambia la lingua. L’italiano in movimento (2012), fa un’altra ipotesi. Riporto tutto il passaggio, dedicato a buona giornata e salve, perché si ritrovano parecchi commenti fatti anche qui:

    Credo che per molti lettori, delle forme di saluto, o meglio di saluto-augurio, del tipo di buona giornata!, buona serata”"!, sembreranno del tutto normali come lo sono per es. buon divertimento! o buon anno!, che si dicono certamente da tempo immemorabile. I più giovani le hanno certamente sempre sentite, ma gli altri? Io credo che negli anni Settanta, Ottanta, non si dicessero. Molte persone non giovani, però, non si sono accorte dell’innovazione, e così pretendono che questo saluto-augurio si sia sempre detto. Non credo. Tra l’altro, ho notato che più o meno negli stessi anni anche in Francia si è cominciato a dire (une) bonne journée!, e in Romania, dopo la caduta del Comunismo (1989) o zi bună! (lett. ‘un giorno buono’, contro l’abituale bună ziua! ‘buono-il giorno’). In italiano e in francese le forme giornata, journée, formate con i suffissi in it. –ata, fr. –ée, sono del tutto corrispondenti e mettono in evidenza la durata del giorno, il che non succede in romeno, in cui un suffisso corrispondente non c’è. Questi saluti però sono simili nelle tre lingue soprattutto nella funzione: sono dei saluti, ma sono anche degli auguri che una persona fa all’altra al momento della separazione. Una situazione tipica è quella del negoziante che lancia il suo saluto-augurio al cliente quando sta per andarsene. Ma spesso anche lo studente saluta così il professore che è andato a trovare nel suo studio. Anche l’annunciatore del giornale radio può congedarsi dal pubblico con buona giornata! Janni [2006] pensa che questo uso sia stato determinante per il successo della nuova formula.

    Diversamente che nei saluti veri e propri in cui la risposta può essere una ripetizione, per es. buona sera! – buona sera! (ma non necessariamente, possiamo anche avere: arrivederci! – buona sera!) mentre qui la risposta consiste in un ringraziamento del tipo di grazie, (grazie) altrettanto, anche a lei, o simili.

    Forse la spinta a questo genere di saluti viene dall’inglese, non per la forma adottata (l’inglese non ha forme che esprimono la durata come il fr. journée e l’it. giornata) ma per la funzione augurale: (I hope) you have a nice day!. Le lingue romanze avrebbero imitato non la forma inglese, ma un modello pragmatico anglosassone a noi fino a poco fa sconosciuto, ma che è simpatico e che, a quanto pare, ci pare bello imitare.

    Quanto a salve, voglio registrare qui quella che mi pare la sua estensione d’uso nello scambio nella direzione «inferiore-superiore» rispetto a quella più tradizionale «superiore-inferiore», o «tra pari». Il momento è sempre dell’incontro, non della separazione. Così uno studente può salutare con Salve! il professore, purché lo conosca da vicino, anche se non crede che il professore si ricordi di lui. Oggi come oggi, salve realizza un tipo di saluto confidenziale, ma che non presuppone il tu come invece farebbe ciao.

    Io invece ho notato il salve nel momento della separazione, come indicato in un commento precedente, ma per il momento mi pare un uso molto nuovo e ancora ristretto.

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