“Settimana prossima farà caldo”

Nei commenti a …e si dice in Lombardia ho accennato all’omissione dell’articolo in frasi come “ci sentiamo settimana prossima”, ritenendola una peculiarità lombarda.

Il linguista Fabio Ruggiano ipotizza invece un’origine meridionale. La perdita di articoli, preposizioni o aggettivi dimostrativi davanti ad alcune determinazioni temporali, in particolare giorni. settimana, mese seguiti dall’aggettivo prossimo, è un fenomeno per ora tipico dell’italiano parlato e Ruggiano ritiene che all’origine di questa evoluzione ci sia l’analogia con gli avverbi di tempo (cfr. “ci vediamo domani”, “ci siamo sposati ieri”).

copertina di Scrivere in italianoNe ha aveva discusso in Scrivere in italiano, un sito non più disponibile che si propone proponeva come “luogo di incontro e condivisione di materiali, idee e competenze sulla scrittura”. È Era nato durante la progettazione del manuale Scrivere in italiano. Dalla pratica alla teoria di Fabio Rossi e Fabio Ruggiano.

Ci sono C’erano interventi interessanti degli autori e di altri linguisti, ad es. Le parole nuove e la lingua italiana di Valeria Della Valle (stalking, femminicidio, casalinghitudine, esodato, rottamatore…).

12 commenti su ““Settimana prossima farà caldo””

  1. neutron:

    Confermo come l’elisione dell’articolo si sia diffusa in Lombardia solo in tempi relativamente recenti, diciamo al più negli ultimi dieci/quindici anni (e io l’ho sentita quasi esclusivamente dai microfoni di Radio Popolare, non un bastione di resistenza autoctona), non mi sembra proprio avere origine locale e non ho mai pensato che l’avesse. Certamente non ha origine nei dialetti gallo-italici, da alcune varianti dei quali provengono invece le desinenze “avamo” dell’imperfetto dei verbi della seconda coniugazione.

  2. Licia:

    @neutron, @Daniele, devo fare una premessa: trovo parecchio fastidioso l’uso senza articolo e proprio per questo tendo a notarlo.
    La mia impressione (che ha le stesse caratteristiche di quella di Daniele :-)) è basata in gran parte sulle interazioni con colleghi di una grande azienda dove era comune discutere di scadenze: mi sembra che chi elimina l’articolo non si distingua per un uso particolarmente attento della lingua (anzi, spesso fa errori) e continuo a pensare che sia un uso prettamente lombardo se non milanese, tanto che scherzando con un collega particolarmente recidivo avevo ipotizzato che fosse una conferma dello stereotipo che a Milano si deve fare tutto velocemente, senza perdere tempo con dettagli inutili… come gli articoli!

  3. Daniele A. Gewurz:

    Condivido le impressioni di Licia su un’ipotesi di gusto aziendal-lombardo per la concisione e l’elisione di parti del discorso ritenute innecessarie, aggiungendo (sempre (intuitivamente, empiricamente, ascientificamente 🙂 ) i panini col *crudo* accompagnati da un’acqua minerale *leggermente* e seguiti da un *nero* o da un *deca*.
    D’altronde mi pare che nelle lingue umane ci sia una sorta di tiro alla fune tra una tendenza alla concisione (tagliando parole, desinenze, lettere etc.) e una all’aggiunta di ridondanza (doppie negazioni, pronomi non sempre indispensabili [“lì ci sono andato”, “il tizio che lo vedo sempre”], forme perifrastiche etc.).

  4. Licia:

    @Daniele, aggiungo il cotto (non solo nei panini ma anche quando si ordina al banco gastronomia), però si dice anche in altre regioni del nord. Invece zola mi pare ristretto alla Lombardia.
    Non bevo caffè e quindi sono poco erudita in materia, ma direi che i triestini battono tutti con il nèro in b. 😀

  5. BEP:

    Nella mia lingua – lo svizzerese – “settimana” senza articolo è piuttosto comune nel parlato informale, in particolare suonano familiari “settimana scorsa” e “settimana prossima”.

  6. Licia:

    @BEP, origine svizzera? Allora è proprio una questione di efficienza (linguistica)! 😉

  7. dioniso:

    Anche a me quell’elisione non sfugge mai. Perché il mio orecchio non si è ancora abituato e la percepisce come una stridente dissonanza.
    Per quanto può contare, nella mia personale esperienza, a parte Walter Veltroni, l’ho sempre sentita usare solo da persone del nord Italia.

  8. Elena:

    La mia esperienza riguardo all’elisione dell’articolo sembrerebbe coerente con le fonti citate da Fabio Ruggiano, perché è una forma di italiano parlato che ho sentito spessissimo e quasi esclusivamente in Calabria (che sia stata esportata in tempi recenti dal Sud al Nord Italia?).
    Colgo l’occasione per farti i complimenti per il blog, che seguo costantemente e con grande interesse.

  9. Licia:

    @dioniso, @Elena, grazie per i contributi!

    Sarebbe interessante sapere cosa si dice nei dialetti locali dove in italiano l’omissione è comune (Lombardia e Calabria) per capire se l’uso senza articolo si è sviluppato indipendentemente o c’è stata un’influenza dell’uno sull’altro.

    Alcuni linguisti* propongono un’ulteriore spiegazione, che si affianca a quella dell’analogia con gli avverbi di tempo: l’influenza dell’inglese (sul modello di next week, next month). A me non ha mai convinto molto perché altrimenti forme come anno prossimo, mese scorso sarebbero altrettanto comuni, e invece sono piuttosto rare, e perché la mia rilevazione (del tutto empirica!) tra le mie conoscenze mi fa dubitare che chi dice settimana prossima possa essere influenzato dalle strutture dell’inglese. L’esempio di Walter Veltroni però dà più credibilità anche all’ipotesi dell’influenza inglese. 😉

    * Un esempio dalla sezione Grammatica del Portale Treccani:
    L’uso di settimana prossima può essere spiegato da due influssi distinti e convergenti: il modello dei sintagmi temporali coi nomi dei giorni della settimana, che non prevede l’anteposizione dell’articolo (ci vediamo sabato prossimo; l’appuntamento è per lunedì prossimo); l’esempio della prestigiosa lingua inglese, in sintagmi come next week, next month, ecc.

  10. dioniso:

    Di una cosa sono piuttosto sicuro. Nei dialetti del Lazio, ma forse mi spingerei a dire di tutto il centro Italia, l’articolo non si omette in questo caso.
    Per quanto riguarda Veltroni, sì, influenza inglese oppure irresistibile attrazione verso il modismo 🙂

I commenti sono chiusi.