Sulla graticola

I media americani hanno apprezzato la moderatrice del recente dibattito tra il vicepresidente Joe Biden e lo sfidante Paul Ryan, in particolare per le domande incalzanti fatte ai due candidati. Nelle descrizioni ricorre il verbo grill, letteralmente “grigliare” e in senso figurato “sottoporre a un fuoco di domande”, “fare il terzo grado”.

La notizia è stata riportata da I vice pareggiano, la conduttrice vince:

[la moderatrice] ha dimostrato di avere il polso giusto e di potere tenere sulla graticola Ryan e Biden.
«…ha dimostrato di avere carattere chiedendo ripetutamente ai due di essere più precisi e tenendoli sulla graticola nel corso di alcuni passaggi chiave del dibattito».

In italiano, però, mettere sulla graticola, da cui deriva tenere sulla graticola, significa “sottoporre qualcuno a critiche implacabili” [Devoto Oli] ma non presuppone una serie di domande come invece grill in inglese. La metafora sulla graticola implica una presa di posizione con un giudizio negativo, o comunque una situazione sgradevole per chi viene  “rosolato”, e quindi non mi pare compatibile con la figura della moderatrice del dibattito, elogiata invece per la professionalità con cui ha svolto il proprio ruolo. 
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Vedi anche: Elenco di falsi amici.

10 commenti su “Sulla graticola”

  1. Claudio Negri:

    Si, ma mi sembra comunque la traduzione più adeguata. Tu come avresti tradotto?

  2. Licia:

    @Claudio, un paio di frasi di esempio in inglese:

    She grilled the candidates when they didn’t answer directly.
    She grilled the candidates just enough on their positions to spur them on, but struck a good balance in when she interrupted both men.
    A moderator is supposed to tell candidates to be specific. A moderator is supposed to really grill the candidates.

    In questi contesti si potrebbe usare, ad esempio, verbi come incalzare, sollecitare, insistere (con domande) ma anche porre (continuamente domande) o comunque altre soluzioni che non implichino una presa di posizione da parte della conduttrice.

  3. Licia:

    @Carla, grazie, il senso è proprio quello! Perfetto ad esempio anche per descrivere un esame universitario o un’interrogazione particolarmente difficili, o la moglie sospettosa che fa domande pressanti al marito, tutte situazioni in cui in inglese sarebbe molto comune usare grill.

  4. Rose:

    Io avevo pensato a “mettere alle strette”, ma “torchiare” è molto meglio. Del resto, non so come se la sono cavata gli intervistati e anche questo ha il suo peso.
    Si sono sentiti “alle strette” o hanno fatto fronte alla situazione, malgrado fossero “torchiati”? Per quanto, anche uno “alle strette” potrebbe cavarsela, alla fine.

  5. Licia:

    @Rose, credo che potrebbe funzionare in alcuni contesti ma forse non qui. In inglese grill descrive l’azione di fare domande continue e precise, senza però indicare che finalità abbiano, mentre mi pare che in italiano se dico che X mette alle strette Y, implico che X sappia già cosa vuole ottenere da Y (ad es. vuole fargli confessare qualcosa e gli dà delle prove), quindi Y viene costretto in una situazione che deve subire senza avere molte possibilità di manovra. È probabile che in un dibattito come quello descritto ciascuno sfidante cerchi di mettere alle strette l’altro ma dubito lo faccia anche il moderatore perché il ruolo gli impone di rimanere imparziale. Le mie sono comunque considerazioni puramente lessicali perché neanch’io ho visto il dibattito in questione, mi sono limitata a leggere un paio di articoli.

  6. maxxfi:

    Io proporrei ‘pungolare’ (con uno spiedino, tanto per restare nella zona barbecue 😉 )

  7. Licia:

    @maxxfi, mi sa che in questi casi i politici debbano proprio essere pungolati  🙂

    In inglese un verbo equivalente è prod.

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