I colori delle vocali

Ho fatto una pausa di una decina di minuti per partecipare al progetto di ricerca Vowel Colours (Manchester Metropolitan University).

Dopo avere risposto a una serie di domande preliminari, si ascoltano alcuni suoni vocalici e per ciascuna vocale va scelto un colore tra quelli proposti. Scopo della ricerca è capire come avvenga l’associazione suono-colore e se sia influenzata dal proprio accento e dalle lingue che si parlano.

vowelcolours.org

Chi ha letto qualche libro di Oliver Sacks penserà subito alla sinestesia, il fenomeno per cui a una percezione sensoriale vengono associate sensazioni tipiche di modalità sensoriali diverse. Una delle forme più comuni è la sinestesia grafema-colore, che fa “vedere” le parole a colori, un po’ come se fossero scritte con le letterine magnetiche con cui giocavo quando ero bambina (a proposito: si usano ancora?). 

La sinestesia è anche una figura retorica:

Nel linguaggio della stilistica e della semantica, particolare tipo di metafora per cui si uniscono in stretto rapporto due parole che si riferiscono a sfere sensoriali diverse (per es., silenzio verde nel sonetto «Il bove» di Carducci, colore squillante, voce calda); quando l’accostamento non è occasionale ma tende a ripetersi può determinarsi un mutamento semantico, può nascere cioè una nuova accezione della parola […]
(dal Vocabolario Treccani)
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Vedi anche: Nomi delle lettere in inglese : -)  per sorridere con un riferimento alle letterine magnetiche.

3 commenti su “I colori delle vocali”

  1. Marco:

    L’anno scorso ai miei due bambini è stata regalata una lavagna con le letterine magnetiche. A parte stranezze legate probabilmente al poco prezzo pagato (aveva ad esempio due segni del percento, ma una sola lettera A), le letterine venivano usate per lo più come armi da lancio e quindi è stata accantonata.

    Io comunque “vedo a colori” i giorni della settimana, ma temo dipenda dalla guida TV che si usava sempre in casa quando ero piccolo. Mi succede invece anche con le note (do, re, mi…), e in questo caso non so a cosa sia dovuto.

  2. Ilaria:

    Fin da bambina pronunciando le vocali vedevo mentalmente dei colori e la cosa era molto nitida. Questo esperimento però l’ho dovuto abbandonare, perché come faccio a scegliere i colori se non ci sono i colori che vedo mentalmente? Dopo tre “risposte-non risposte”, ho lasciato perdere. E allora la mia domanda è: ho avuto difficoltà perché non è stata prevista una gamma più ampia di tinte o perché sono stati presentati i colori che ci si aspetta un madrelingua inglese veda?

  3. Licia:

    @Marco, da quello che ho letto, credo proprio che vedere le note colorate sia un tipico esempio di sinestesia, sia che il colore sia associato al suono di ciascuna nota che alla scrittura musicale (in questo caso, chissà se facilita o complica esercizi come il solfeggio!).
    E grazie per l’informazione sulle letterine magnetiche. Pensa che per me era stato un regalo così gradito che ricordo ancora benissimo quando le avevo ricevute e ci avevo giocato tantissimo (sicuramente però c’erano A più che a sufficienza).

    @Ilaria, credo di capire il problema dell’esperimento perché anch’io, che non avevo mai considerato alcuna associazione suoni-colori prima d’ora, mi sono ritrovata a dover cambiare più volte i colori già scelti man mano che sentivo nuove vocali, in modo da riposizionarle secondo una mia scala cromatica che, credo, si stava formando in quel momento. In alcuni casi sono andata per esclusione, anche se la scelta del colore non mi soddisfaceva affatto (mi sono accorta che le scelte seguivano comunque una loro logica abbastanza precisa, probabilmente influenzata da un minimo di conoscenze fonetiche). Posso quindi immaginare come diventi complicato per qualcuno che invece i colori li ha sempre visti.

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