Sono tornata da un lungo trekking in Aspromonte, una zona affascinante con una natura bellissima. Davvero interessanti anche le tradizioni locali e la storia linguistica dell’area grecanica, dove si sta cercando di salvare il grecanico, un dialetto neogreco parlato ormai solo da pochi anziani ma che deriva, a seconda degli studiosi, direttamente dal greco bizantino o dal greco della Magna Grecia.
Il grecanico non ha una tradizione scritta e il lessico si è fermato più o meno al 1500. Conta circa 7000 vocaboli che descrivono principalmente attività quotidiane e legate alla terra e include molti nomi di piante e di animali. Viene documentato con l’alfabeto latino, usando alcuni digrammi e trigrammi specifici per rendere fonemi che non hanno un corrispondente in italiano: si trovano ad esempio ii a inizio di parola e ghu e cho. In alcuni paesi come Bova e Gallicianò i nomi delle strade (dromo) sono però scritti anche nell’alfabeto greco. Sono riconoscibili molti toponimi di origine greca, ad es. chorìo proviene dal bizantino chorìon, villaggio, e descrive la frazione di una località, come nel caso di Chorio di Roghudi.