Schiscetta international

foto di schiscettaProbabilmente ora si sa anche al di fuori della Lombardia che la schiscetta è un contenitore portavivande (pietanziera) per portare il pranzo da casa al lavoro. Il nome deriva da schiscià, schiacciare, perché il cibo veniva premuto per farlo stare all’interno della scatoletta (nell’immagine la tipica schiscetta metallica). 

Recentemente la schiscetta è stata citata anche dalla BBC, che ha ripreso la notizia italiana Contro sprechi cibo nasce Schisceta Reverse, inno a doggy bag:

«Contro lo spreco di cibo, nasce a Milano il movimento "Schisceta Reverse", idea dal nome milanesissimo ma di respiro internazionale per mutuare la pratica molto comune all’estero di portare a casa porzioni di alimenti o di vino che non si sono consumate al ristorante. […]  "Reverse" per spiegare come la società sia cambiata: se un tempo la "schisceta" rappresentava il "portarsi il cibo da casa, magari in ufficio", oggi il mondo va un po’ al contrario.»

La parola schiscetta mi piace moltissimo ma il nome Schisceta Reverse non mi convince, soprattutto se analizzato dal punto di vista delle valutazioni di globalizzazione.

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Limoni affogliati

Il cartellino bilingue di limoni in vendita in un supermercato altoatesino ha attirato la mia attenzione, e non solo perché in ciascuna lingua erano messe in evidenza caratteristiche diverse: presenza delle foglie in italiano, frutto non trattato in tedesco.

limoni affogliati

Ho notato in particolare la parola affogliato, per me nuova, e inizialmente ho pensato che fosse una coniazione locale perché non è registrata da nessun vocabolario di italiano.

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Divieto catapulte a Expo 2015

divieto catapulteL’anno prossimo avete intenzione di andare a Milano a visitare Expo 2015? Se sì, ricordatevi di lasciare a casa la catapulta.

L’insolito divieto fa parte delle informazioni utili sui biglietti di ingresso a Expo 2015 e l’ho scoperto grazie a Carlo Gianuzzi:

All’interno del Sito Espositivo non è consentito introdurre: Pistole, armi da fuoco e altri strumenti che sparano proiettili […] fra i quali: […]  archi, balestre e frecce; lanciarpioni e fucili subacquei; fionde e catapulte

Immagino che chi ha redatto i divieti in italiano abbia preso ispirazione da qualche elenco in inglese e non abbia riconosciuto i falsi amici catapult  ≠ catapulta.

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Se la zanzara lascia il segno…

In ALIQUOT (l’atlante dei geosinonimi italiani descritto ieri) c’è anche la carta con i verbi che indicano l’azione fatta dalle zanzare per succhiare il sangue:

pungere – ALIQUOT

Peccato non ci sia anche la raccolta dei sostantivi che descrivono l’effetto dell’azione della zanzara, per verificare se c’è sempre corrispondenza con il verbo, e di che tipo. Per pungere ovviamente c’è puntura e per morsicare, non nell’elenco, c’è morso. So che per beccare ci sono almeno tre varianti, beccata, beccone (Veneto) e becco (Romagna), e per pizzicare credo ci sia pizzico , ma cosa si dice per mozzicare, pinzare e pincicare?


Vedi anche: “Musati” e lunghezza di vocali e consonanti (zanzare a Trieste)


Aggiornamento – Nei commenti altri contributi, tra cui puncicata, mozzico e pinzo.

Geosinonimi italiani in ALIQUOT

Mi incuriosiscono molto i geosinonimi (parole diverse che in luoghi diversi descrivono gli stessi concetti) e grazie a Silvia Pellacani mi sono divertita a curiosare nell’Atlante della Lingua Italiana QUOTidiana, un progetto del dipartimento di romanistica della Humboldt-Universität di Berlino che rappresenta cartograficamente le variazioni linguistiche dell’italiano regionale, raccolte tramite alcuni questionari.

Non poteva l’esempio ricorrente nelle descrizioni dei geosinonimi e uno dei miei preferiti, già riportato in Cocomeri strampalati:

anguria – ALIQUOT

Ho notato qualche imprecisione per le zone che conosco meglio, ma è comunque una risorsa molto interessante. Sono disponibili 25 cartine dinamiche e fino alla fine di dicembre 2014 si può partecipare alla quarta inchiesta.

Vedi anche:
Regionalismi e gestione della terminologia (con alcuni esempi anche nelle cartine) 
Atlante delle strutture linguistiche (…e del tè!) 
La stagione dei cetrioli (alcune carte etimologiche europee)
Dialettismi e regionalismi (nuovo post)

Parole estive

Alcune parole ed espressioni usate soprattutto in estate:

petricore (l’odore dopo il temporale),
“nato di luglio” (un modo di dire veneto),
parole ardenti (etimologie legate al calore)
rimastone (nostalgia di tempi ormai andati) ,
fantasmini (creatività linguistica made in Italy),
flash storm (un anglicismo con picchi d’uso in luglio),
hot storm (meteo, atmosfere bollenti e inglese farlocco) 
cocomeri strampalati (regionalismi per un frutto molto estivo)
staycation (la vacanza fatta a casa oppure nel proprio paese)
Solstizio d’estate e midsummer (in inglese, parola polisemica)
brain freeze (attenzione a mangiare o bere alimenti troppo freddi!)
silly season (in mancanza d’altro, notizie frivole o poco credibili)
criofilia e criofobia (terminologia per chi litiga sull’aria condizionata)
Caldo torrido, afoso, opprimente, asfissiante… (aggettivi per le ondate di caldo)
Notti tropicali e notti calde, c’è differenza! (parole vs termini)
budgie smuggler (metafora australiana per un costume maschile poco lusinghiero)

circolo di conversazione - Ragusa Ibla

Di carciofi e altre verdure

Mille modi di… dire carciofo (Zanichelli) è un’analisi gustosa dei diversi nomi del carciofo in Italia e in altri paesi europei. Il lessico del cibo è spesso caratterizzato da regionalismi, come mostrano queste differenze nei nomi di alcune verdure in inglese americano e britannico:

Kitchen English by Sadie Penn
Illustrazione: Sadie Penn

In italiano il tubero in alto a destra, Brassica napobrassica, dovrebbe chiamarsi navonerutabaga. Per me però sarà sempre swede perché ne ho scoperto l’esistenza in Inghilterra parecchi anni fa, mentre in Italia non l’ho ancora mai visto (peccato, perché mi piace molto). Il nome inglese fa riferimento alla provenienza (Swedish turnip, “rapa svedese”) mentre quello americano, rutabaga, deriva dalla parola svedese rotabagge (“root bag”). Una curiosità: questa verdura in passato in Irlanda era usata per fare le Jack O’Lantern di Halloween, prima che gli americani la sostituissero con le zucche.

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Ricambio lessicale

Willy the word decider – Pearls Before Swine

Fa sorridere l’idea di qualcuno che possa decidere a tavolino i cambiamenti lessicali, non solo per l’inglese ma anche per l’italiano, però non è un’ipotesi del tutto fantasiosa se si pensa a molte sostituzioni associabili al politicamente corretto o alla convinzione che il sessismo si combatta imponendo forme femminili per i titoli professionali o le cariche istituzionali per le quali tende a prevalere il maschile.

A parte alcuni cambiamenti artificiosi, il ricambio lessicale è un fenomeno fisiologico che può passare inosservato ai parlanti se non viene evidenziato attraverso analisi diacroniche. Possono contribuire diversi aspetti di variazione linguistica, tra cui maggior prestigio di una varietà linguistica (regionale, sociale, generazionale ecc.), l’influenza di altre lingue e altre culture (ad es. ora l’inglese e in passato il francese), e tendenze e preferenze di altro genere che portano alcune parole a competere tra loro e in alcuni casi ad avere un ciclo di vita relativamente breve.

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Tutta fuffa!

Fil rouge della narrazione è il design, sia come scelta di elementi d’arredo, sia raccontato attraverso oggetti depositari della memoria della famiglia di origine o iconici, con una forte valenza culturale in quanto archetipi.

In conversazioni informali ultimamente mi è capitato spesso di usare la parola fuffa, che ritenevo colloquiale e familiare ma diffusa ovunque. Parlando con un ligure, che me ne ha chiesto il significato, ho scoperto che invece si tratta di un regionalismo di origine lombarda.

La parola fuffa è registrata dai vocabolari Zingarelli e Devoto-Oli ma non da Sabatini Coletti e Treccani. Per chi ancora non la conoscesse, ecco la definizione del Devoto-Oli:

2. fig. Chiacchiera senza alcun fondamento o significato, discorso risaputo, luogo comune: i blog sono pieni di fuffa ♦ Apparenza ingannevole e priva di sostanza: la sua famosa competenza è tutta fuffa.

L’accezione 2 è molto utile per discutere di politica italiana.  😉


Nei commenti qui sotto, altri usi regionali, dettagli etimologici, neologismi come fuffaware e il significato delle parole inglesi fluff e faff.


Vedi anche: …e si dice in Lombardia .

Simbolo arbitrario, concetto poco chiaro

cartello con omini con braccia allargate ad aeroplanoMi sono piaciute molto le interpretazioni del cartello di divieto con il simbolo dell’omino con le braccia allargate che vi ho proposto ieri in Segnaletica di montagna. Ha indovinato il significato Ivo Silvestro nella prima delle sue risposte: è uno dei cartelli di divieto di transito dei pedoni sulla pista di sci di fondo della Val D’Ultimo.

cartello con omino che cammina in segnale di divietoNon l’avevo mai visto prima e non ho capito subito che equivaleva al cartello standard con l’omino che cammina (a destra), comune in altre località e presente anche all’inizio della pista (unico esemplare!).

I due cartelli mi fanno pensare al triangolo semiotico, uno schema molto usato in terminologia.

triangolo semioticoSintetizza le relazioni tra oggetti, percepiti o immaginati (in questo caso il divieto di camminare), che vengono astratti in concetti (immagini mentali di oggetti o insiemi di oggetti), a loro volta rappresentati da designazioni, che possono essere segni linguistici, le parole, o anche non linguistici, come icone e simboli grafici.

Il collegamento tra un oggetto e le sue designazioni è tratteggiato perché i segni sono convenzioni, anche arbitrarie (il mio esempio preferito è il termine ribbon).

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XXX e XOX

Anche in Italia fa ormai notizia il Super Bowl, la finale del campionato di football americano. In un commento in un altro sito ho accennato ai dettagli di Americani e numeri romani, tra cui la preoccupazione degli organizzatori che la 50ª edizione richiami la famigerata L come loser.

C’è chi ha risposto con la battuta di scrivere il numero XXXXX (invece di L) e mi ha fatto venire in mente questa vignetta americana, intitolata The marquee, che gioca con il significato più esplicito che può avere una serie di X in inglese:

The marquee, vignetta di Rhymes with Orange    [al cinema: soli uomini per il film XXX, donne per quello XOX!]
vignetta: Rhymes with Orange

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Diamesia, alla radio

Ciascuna lingua è un sistema che presenta variazioni determinate da parametri extralinguistici: tempo, spazio, contesto, strati o gruppi sociali e mezzo fisico.

Variazione diamesica

La variazione diamesica è intesa come “la capacità di una lingua di variare a seconda del mezzo o canale adottato, sia esso scritto (grafico-visivo) o parlato (fonico-acustico)”. Fabio Rossi nell’Enciclopedia dell’Italiano evidenzia le caratteristiche che distinguono le varietà diamesiche, ad es. fa notare che le formule rituali e le parole tipiche della conversazione telefonica sono diverse se il mezzo è il telefono fisso o mobile.

logo Rai Radio3Si diventa consapevoli della variazione diamesica quando vengono usati parametri diversi da quelli previsti o se ci si trova a usare un mezzo non familiare: a me è successo registrando un’intervista per una trasmissione radio alla Rai.

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Mascotte Expo 2015 e nomi internazionali

Leggo da Linda Liguori che oggi scade il termine per iscrivere bambini italiani sotto i 14 anni al concorso per dare il nome alla mascotte di Expo 2015 e agli undici vegetali che ne compongono il volto, modellato con lo stile di Arcimboldo [link non più disponibili].

mascotte Expo

Si richiede che i nomi proposti siano:
1) originali
2) simpatici 
3) internazionali 
4) coerenti con il tema di Expo 
5) abbiano affinità con la Mascotte e i Personaggi;
6) facili da pronunciare in diverse lingue; 
7) facili da memorizzare.

I requisiti 3, 6 e 7, in particolare, sono tipici delle valutazioni di globalizzazione e mi stupisce non solo che ci si aspetti che dei bambini siano in grado di fare analisi così specifiche ma anche, a questo punto, che non sia stato preso in considerazione un altro dettaglio rilevante: il genere grammaticale.

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Buon giorno e buona sera

Un articolo del New York Times, William Weaver, Influential Translator of Modern Italian Literature, Dies at 90, riporta un esempio sulla difficoltà di tradurre dall’italiano all’inglese dettagli apparentemente molto semplici come i saluti.

immagine di orologioIn inglese non esiste un equivalente di buongiorno (a parte good day in Australia) e il traduttore deve scegliere tra good morning, good afternoon e good evening, ma per farlo correttamente deve sapere non solo l’orario ma anche dove viene fatto il saluto (variazioni diatopiche). In zone diverse d’Italia si passa infatti da buongiorno a buonasera in momenti diversi della giornata, anche subito dopo pranzo, quando in inglese sarebbe davvero insolito dire good evening.

Io vivo nell’Italia settentrionale e comincio a dire buonasera attorno alle 17, forse con qualche differenza tra estate e inverno. E voi?

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Nespole!

Oggi sono passata davanti a un nespolo carico di frutti tondi color ruggine. Affermazione banale, ma che indica che mi trovo nell’Italia settentrionale: l’albero che ho visto è un nespolo comune, Mespilus germanica, e non il più diffuso nespolo del Giappone, Eriobotrya japonica, i cui frutti maturano in estate e hanno dimensioni e colore simili a quelli delle albicocche. Nespolo e nespola sono geoomonimi, parole identiche nella forma che in luoghi diversi sono associate a concetti diversi.

Nespolo comune (Mespilus germanica)

In alcune zone dell’Italia settentrionale si dice(va) con il tempo e con la paglia maturano le nespole, un’esortazione ad avere pazienza, e indietro come le nespole, per descrivere una persona non proprio brillantissima (“indietro”, “non matura”) o per indicare che si è ancora lontani dal punto a cui si dovrebbe essere giunti, ad esempio in un lavoro. Il riferimento è ai frutti del nespolo comune che non possono essere consumati appena colti dall’albero ma devono essere fatti maturare lentamente in condizioni particolari (dettagli in Wikipedia).

Vedi anche: L’origine del brodo di giuggiole