Comunque vada, Djokovic non sarà deportato

Titoli in inglese: Novak Djokovic faces being deported from Australia after his visa was cancelled; Novak Djokovic, tennis world number one denied entry to Australia and faces deportation after visa cancelled amid COVID vaccine exemption row. Titoli in italiano: 1 Djokovic respinto dall’Australia: lunedì si decide la deportazione; 2 Dokovic, vietato l’ingresso in Australia, sarà deportato.

Ho aggiornato un post del 2016, Trump e la “deportazione” dei clandestini, con questi esempi di titoli di notizie dall’Australia sul visto ritirato al tennista Novak Djokovic, al quale non è stato consentito l’ingresso nel paese perché non vaccinato contro il Covid, come invece previsto dalla normativa australiana. Sono in evidenza i falsi amici deport e deportation in inglese e deportare e deportazione in italiano.

Nel contesto immigrazione, in inglese* deportation indica l’espulsione di un cittadino straniero da un paese e il ritorno forzato al paese di origine in conseguenza di reati o per la mancanza o l’irregolarità di visti o altri permessi o documenti necessari per il soggiorno nel paese.

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Flurona? In Italia è irrilevante!

Alcuni titoli di notizie del 3 gennaio 2022:

Esempi di titoli: 1 Cos’è Flurona e quali sono i sintomi; 2 Flurona, dobbiamo temerla?; 3 In Israele il primo caso di Flurona, Covid e influenza assieme; 4 Flurona, cosa succede se hai l’influenza e Covid-19 insieme: i sintomi

Sono esempi che illustrano un fenomeno ricorrente nei media italiani: una testata dà importanza a una notizia marginale dall’estero e in breve tempo altri media la rilanciano, senza però preoccuparsi che sia effettivamente rilevante.

È il caso della storia da Israele della donna malata contemporaneamente di Covid e di influenza, una combinazione di patologie che un quotidiano del posto ha soprannominato flurona. 

I media italiani che hanno tradotto dall’inglese dando importanza al nome Flurona probabilmente non hanno considerato le modalità d’uso, il registro e le connotazioni della parola, altrimenti avrebbero capito che è irrilevante in un contesto italiano.

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Parole dell’anno 2021

Striscia in cui Rat strappa dal muro il calendario con scritta December e lo brucia, poi dice a Pig “Some years you just have to purge”
Striscia: Pearls Before Swine di Stephan Pastis

Alla fine di ogni dicembre propongo sempre alcune parole dell’anno dall’osservatorio personale del blog. È inevitabile che anche nel 2021, come nel 2020, il lessico più rilevante sia stato influenzato dalla pandemia, e così anche gran parte delle mie scelte di parole che associo più di altre all’anno appena trascorso:

►  Aggettivo: rafforzato 
►  Nome comune: variante 
►  Nome proprio: Omicron
►  Prestito camuffato: eleggibile
►  Tecnicismo superfluo: booster
►  Traduzione errata: nome cristiano
►  Anglicismo ingiustificato: green pass
►  Concetto: sconfinamento epistemico
►  Anglicismi usati a caso: open day, hub, sold out
►  Parole usate impropriamente: siero e immunizzato

2021, l’anno di no + vax

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Quanti dubbi su “quarantena o auto-sorveglianza”!

In questo post non ho risposte ma solo domande che farei a chi si occupa dell’informazione pubblica in una situazione di emergenza come l’epidemia da COVID-19. Lo spunto è il comunicato stampa del Consiglio dei Ministri del 29 dicembre 2021.

Comunicato stampa del Consiglio dei Ministri n. 54 del 29 dicembre 2021 -- Misure urgenti per il contenimento della diffusione dell’epidemia da COVID-19 e disposizioni in materia di sorveglianza sanitaria (decreto-legge)

Chissà se chi ha redatto il comunicato si rende conto che le misure di contenimento dell’epidemia riguardano tutti i cittadini e quindi il testo dovrebbe essere comprensibile a chiunque?

Me lo sono chiesta in particolare leggendo la sezione Quarantene, che riporto interamente qui sotto con alcune evidenziazioni. Le mie perplessità cominciano dal titolo, plurale, che implica che esistano più tipi di quarantene. In attesa del decreto-legge, che mi auguro sia più chiaro, provate anche voi a capire quanti tipi di quarantene sono previsti e come si differenzino:

Il decreto prevede che la quarantena precauzionale non si applica a coloro che hanno avuto contatti stretti con soggetti confermati positivi al COVID-19 nei 120 giorni dal completamento del ciclo vaccinale primario o dalla guarigione nonché dopo la somministrazione della dose di richiamo.

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Raffreddorizzarsi: occasionalismo o neologismo?

L’immunologo Silvestri: «Il Covid sembra raffreddorizzarsi ma non per chi è senza vaccino». «Non sono le feste che ci immaginavamo e abbiamo ancora davanti un periodo difficile. Ma, nonostante una crescita dei contagi che sembra una valanga, dobbiamo avere fiducia: i dati che raccogliamo ogni giorno indicano che la variante Omicron, benché molto trasmissibile, è meno aggressiva e molto di rado ha conseguenze serie sui vaccinati. La controprova l’abbiamo dagli ospedali che non sono sotto pressione nemmeno nella Londra con un milione di contagiati. La speranza è che il virus si stia raffreddorizzando».

L’immunologo Guido Silvestri, intervistato dal Corriere della Sera, ha usato il verbo riflessivo raffreddorizzarsi, poi ripreso immediatamente da molte altre testate, per ipotizzare effetti meno gravi per la variante Omicron del virus SARS-CoV-2.

La parola è insolita ma ben formata: il suffisso izzare, usato per creare  verbi denominali e deaggettivali, è tra i più produttivi dell’italiano. Ha prevalentemente un valore causativo o trasformativo: quando ha come base una parola x o un nome proprio X, il verbo x-izzare indica rendere x o come x, fare x, causare x, trasformare in x.

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Varianti grafiche: VAcinno vs vaxxino

Cartello con primula gialla e scritte “vaccinazione anti-Covid-19 5-11 anni” e freccia con didascalia “VAcinno!”

VAcinno!

Mi è piaciuto molto il gioco di parole VAcinno! usato a Bologna come slogan per il centro vaccinale (hub) per i bambini dai 5 agli 11 anni. È un’esortazione accattivante costruita con la parola bolognese cinno, bambino (in origine “piccolo”).

Vaxxino

Di tutt’altro genere la parola vaxxino, usata sui social dagli antivaccinisti. È un esempio di variante grafica, un espediente usato principalmente in inglese che in contesti gergali o informali consiste nell’usare una grafia alternativa per attribuire accezioni nuove a parole esistenti, come ad es. doxxing, o per connotarle, come ad es. anti-vaxxer.

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Abbreviazioni inglesi: +ve e -ve

Esempi di due abbreviazioni informali inglesi spesso usate nelle discussioni sui contagi da COVID-19:

Immagine di test rapidi ed esempi: 1 Did you test +ve?; 2 LFTs miss 25-30% of +ves; 3 A LFT is important for surveillance but still gives false +ves; 4 A –vs LFT is not an assurance that the person is COVID-free; 5 a lot of hospitality businesses require a proof of –ve test and vaccination; 6 came in contact with covid +ve person
LFT = Lateral Flow Test (test rapido)

Dal contesto è chiaro che +ve è l’abbreviazione di positive mentre –ve sta per negative, e che entrambe possono essere usate sia come aggettivo che come sostantivo per indicare esiti dei tamponi, contagi e contagiati. 

La peculiarità di questo tipo di abbreviazione è che normalmente i segni + e – vengono letti plus e minus quando sono associati a lettere (ad es. in valutazioni come AA-) o a nomi (ad es. Google+), e di solito seguono e non precedono le lettere o parole. Le due parole “ibride” +ve eve vengono quindi lette correttamente solo se si sa già cosa rappresentano.

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“sconfinamento epistemico”

Epistemic trespassers are thinkers who have competence or expertise to make good judgments in one field, but move to another field where they lack competence — and pass judgment nevertheless. We should doubt that trespassers are reliable judges in fields where they are outsiders

Epistemic trespassing è un termine coniato dal filosofo canadese Nathan Ballantyne nel saggio omonimo Epistemic Trespassing. Descrive il comportamento di intellettuali, scienziati, ricercatori o esperti in una particolare disciplina che si esprimono anche in ambiti non di loro diretta competenza.

Ballantyne fa l’esempio di Linus Pauling, vincitore di un premio Nobel per la chimica e uno per la pace, che negli ultimi anni della sua vita si era dedicato alla medicina alternativa e aveva promosso terapie a base di dosi massicce di vitamine che però non avevano alcuna validità scientifica.

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Omicron: scariant e supervariante

Immagine di coronavirus e titoli: 1 Covid, INCUBO Omicron; 2 Covid, la MINACCIA Omicron SPAVENTA il mondo; 3 Variante Omicron, il Black Friday della PAURA: così il mondo torna a TREMARE (e non spende); 4 È PANICO per la variante Omicron dal Sudafrica: può bucare i vaccini ed è più contagiosa

Questi titoli di quotidiani del 27 novembre 2021 mi hanno fatto subito pensare al neologismo inglese informale scariant, parola macedonia formata da scary (terrificante) e variant.

Descrive una nuova variante del virus Sars-CoV-2 che spaventa per le modalità con cui viene descritta dai media, che ricorrono a narrazioni catastrofistiche con parole che appartengono al campo semantico della paura, come negli esempi qui sopra.

I titoli acchiappaclic sulla variante Omicron non tengono conto che al momento mancano ancora dati scientifici certi che effettivamente dimostrino che, rispetto al virus originale e alle varianti* già note, la nuova variante ha una o più di queste caratteristiche:
è più trasmissibile, 
riduce la protezione data dai vaccini,
provoca forme cliniche più gravi o più letali,
rende meno efficaci le misure di protezione individuale.

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La variante Omicron “salta” Nu/Ni e Xi

annuncio OMS: Classification of Omicron (B.1.1.529): SARS-CoV-2 Variant of Concern

Ho aggiornato Variante Mu o variante Mi? (settembre 2021) con una nota sul nome divulgativo della variante B.1.1.529 del virus SARS-CoV-2, identificata in Sudafrica, che sta destando molta preoccupazione. L’Organizzazione Mondiale della Sanità l’ha denominata Omicron, come la quindicesima lettera dell’alfabeto greco.

Prima dell’annuncio ufficiale i media erano convinti che sarebbe stata chiamata Nu, tredicesima lettera dell’alfabeto greco, e in questo caso per l’italiano si sarebbero potute fare le stesse osservazioni linguistiche già viste per il nome della variante precedente: Nu come in inglese e nelle notazioni scientifiche e tecniche, oppure Ni, nome prevalente in ambiti classici e letterari? 

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Nuovo green pass: super o rafforzato?

Il 24 novembre 2021 il governo ha approvato un nuovo decreto legge con misure urgenti per il contenimento della quarta ondata dell’epidemia di COVID-19. Nella notizie in tema la parola chiave è Super Green pass. Alcuni esempi:

Esempi di titoli: 1 “Super green pass, nuovo decreto approvato dal Consiglio dei Ministri” (Corriere della Sera); 2 “S’'ì del Cdm al Super Green pass dal 6 dicembre anche in zona bianca. Draghi…” (Repubblica); 3 OK all’unanimità per il Super Green Pass in Consiglio dei ministri” (Rai News)

Non è però la denominazione usata dal governo, che durante una conferenza stampa e in un comunicato ha annunciato modifiche alla durata e all’obbligo del Green Pass e ha introdotto un Green Pass rafforzato o nuovo Certificato verde:

Punto 3 del comunicato del CdM: Il testo approvato oggi prevede che la durata di validità del Green Pass viene ridotta dagli attuali 12 a 9 mesi. L’obbligo di Green Pass viene esteso a ulteriori settori: alberghi; spogliatoi per l’attività sportiva; servizi di trasporto ferroviario regionale e interregionale; servizi di trasporto pubblico locale. A decorrere dal 6 dicembre 2021 viene introdotto il Green Pass rafforzato; vale solo per coloro che sono o vaccinati o guariti. Il nuovo Certificato verde serve per accedere ad attività che altrimenti sarebbero oggetto di restrizioni in zona gialla nei seguenti ambiti

Le incongruenze terminologiche sono lampanti, ancora di più se si fa riferimento al decreto legge 22 aprile 2021, n. 52 che all’art. 9 definisce le certificazioni verdi COVID-19, poi concretizzate nella Certificazione verde COVID-19 europea di cui dispone la maggior parte degli adulti italiani.

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Greenwashing: no, non è un “lavaggio”

In occasione della conferenza sui cambiamenti climatici COP26 sono apparsi vari articoli accomunati da un errore di interpretazione dell’anglicismo greenwashing. Esempi:

Esempi: 1 No, non è improvvisamente diventato tutto green, sostenibile e non inquinante. Per placare i consumatori che prendono coscienza dei disastri ambientali, le aziende investono in campagne di marketing che esaltano la bontà della loro produzione. Il termine tecnico utilizzato per descrivere tale comportamento è «greenwashing», una sorta di lavaggio delle coscienze nell’era della moda ecosostenibile. 2 Lo chiamano green washing. Tradotto: lavaggio verde. 3 Greenwashing, ovverossia fare un bel lavaggio che faccia apparire green e sostenibili anche aziende che non lo sono affatto 4 “lavaggio del cervello verde” (dall’inglese greenwashing)

L’espressione greenwashing è modellata su whitewashing, imbiancare a calce, un modo veloce per migliorare l’aspetto di pareti sporche che ha anche il senso figurato di coprire, mascherare, occultare per nascondere qualcosa di sgradevole o sconveniente. Il senso metaforico rimanda anche alla locuzione biblica whitewashed tombs, i sepolcri imbiancati: apparenza impeccabile che nasconde marciume, ipocrisia.

Greenwashing identifica così l’uso di operazioni di facciata volte a conferire credibilità ambientale e a fare apparire come ecosostenibile (“green”) ciò che in realtà non è, come già descritto in Una mano di greenwash.

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Dosi “booster”, aggiuntive e addizionali

Ho aggiornato Un richiamo ai media su “booster”! (agosto 2021), in cui esprimevo perplessità sul ricorso all’anglicismo, con alcune informazioni dalla pagina Vaccini anti Covid-19 del Ministero della Salute, datata 4 ottobre 2021, che conferma l’equivalenza dose booster = dose di richiamo:

Che differenza c’è tra dose aggiuntiva e dose “booster”? Quando va somministrata la dose addizionale o la dose “booster”? Per dose addizionale si intende una dose aggiuntiva di vaccino a completamento del ciclo vaccinale primario, somministrata al fine di raggiungere un adeguato livello di risposta immunitaria. La dose addizionale va somministrata dopo almeno 28 giorni dall’ultima dose. Per dose “booster”, si intende una dose di richiamo dopo il completamento del ciclo vaccinale primario, a distanza di un determinato intervallo temporale, somministrata al fine di mantenere nel tempo o ripristinare un adeguato livello di risposta immunitaria, in particolare in popolazioni connotate da un alto rischio, per condizioni di fragilità che si associano allo sviluppo di malattia grave, o addirittura fatale, o per esposizione professionale. La dose “booster” va somministrata dopo almeno sei mesi dal completamento del ciclo vaccinale primario.

Nelle altre informazioni e comunicazioni ministeriali sui vaccini e nel sito dell’Istituto Superiore di Sanità prevale invece l’anglicismo. Come previsto nel post precedente, nessuno si preoccupa che “dosebùster”, come si sente dire nei TG, risulti davvero comprensibile a chi non sa l’inglese, in particolare le persone più anziane a cui è destinato il richiamo.

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Promemoria per i media: immunizzato ≠ vaccinato

Un esempio di errore ricorrente nei media italiani, da un servizio di un TG dell’11 settembre 2021:

Schermata da servizio del TG! dell’11 settembre 2021 intitolato “Effetto vaccini”

A quanto pare parecchi giornalisti non hanno ancora capito che la parola immunizzato identifica un individuo che in seguito a una vaccinazione è stato reso immune a una specifica malattia – non verrà contagiato se entra in contatto con l’agente infettivo perché possiede gli anticorpi specifici per contrastarlo.

Come dovrebbe essere noto, nessun vaccino è efficace al 100%. Non tutti i vaccinati riescono a sviluppare una risposta immunitaria e risultano così vaccinati ma non immunizzati. Sono loro che corrono il rischio di contagiarsi, ammalarsi e, nei casi più gravi, di dover essere ricoverati in ospedale.

In sintesi: gli immunizzati sono un sottoinsieme dei vaccinati e quindi immunizzato non è sinonimo di vaccinato (come invece in inglese americano, cfr. commenti). La frase il ricovero in rianimazione di chi è immunizzato per me è un controsenso.

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Variante Mu o variante Mi?

Mi piace fare sondaggi su Twitter, anche se non hanno alcun valore statistico, perché suscitano sempre commenti interessanti. Nell’ultimo che ho fatto ho domandato innanzitutto se era noto il nome del simbolo μ e poi all’89% dei 466 partecipanti che hanno risposto affermativamente ho chiesto quale fosse:

Sondaggio -- Come si chiama il simbolo μ? (rispondi specificando la scuola frequentata). Con il 51 percento prevale “mu” di chi ha frequentato scuole diverse dal liceo classico; al secondo posto “mi” di chi invece l’ha fatto con il 25,2 percento.

L’unica indicazione che si può ricavare dal sondaggio è che in questo campione prevale il nome mu. Ho chiesto di specificare la scuola frequentata perché ero curiosa di vedere se potesse essere rilevante nell’attribuzione del nome.

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