Gli aggiornamenti annuali dei principali dizionari dell’uso dell’italiano vengono spesso rilanciati dai media, che però di solito si limitano a riportare gli esempi dei comunicati stampa delle case editrici. Ho quindi apprezzato molto l’approfondimento di Massimo Persotti che per il suo programma radio Salvalingua ha intervistato il lessicografo Andrea Zaninello, uno dei curatori dell’edizione 2026 del Vocabolario Zingarelli:
Zaninello ha descritto molto efficacemente i criteri usati per decidere quali parole inserire, tra cui diffusione, frequenza e permanenza nel tempo. Ha spiegato che le parole nuove non sono solo neologismi ma anche nuove accezioni di parole esistenti e termini settoriali che diventano rilevanti anche nel lessico comune, come pure parole dialettali che si diffondono al di fuori degli ambiti regionali.
Zaninello ha ricordato che le parole sono uno specchio dei tempi e ha fatto molti esempi, tra cui anglicismi, neoformazioni ibride e alcune parole dai social, specificando però che non vengono seguite tendenze effimere (che invece – aggiungo io – piacciono tanto ai media!).
Gli esempi di lessico sportivo mi hanno fatto imparare due parole che non conoscevo: dal tennis breccare / breakkare (battere l’avversario strappandogli il servizio) e dal calcio scavetto (l’equivalente di cucchiaio).
Mi sono invece molto familiari altri esempi citati perché li ho descritti anche qui, come ad es. lockdown vs confinamento, aporofobia, flexare, ghostare, whatsappare, instagrammabile (nel vocabolario non c’è invece tiktokabile, ma per ora è improbabile che rispetti i criteri indicati).
Face boarding
Chissà se prossimamente entrerà nei dizionari anche lo pseudoanglicismo face boarding (o faceboarding), nome del controverso sistema che in alcuni aeroporti italiani dovrebbe consentire di effettuare l’imbarco attraverso il riconoscimento facciale.
È un neologismo che ho discusso io recentemente, assieme ad altre parole ricorrenti nei media nei mesi scorsi, in un’altra puntata del programma Salvalingua:
In inglese non si usa face boarding (“imbarco della faccia” nell’interpretazione più letterale) ma si ricorre invece ad altre espressioni, come ad esempio check-in by facial recognition, facial recognition boarding [system], biometric [self-]boarding, boarding by face scanning.
Vedi anche: “Se lo dice il dizionario…” (alcuni fraintendimenti sui dizionari dell’uso)
Ionti
Solo a me l’espressione “face boarding” richiama tutt’altro che le pratiche aeroportuali?
Istintivamente lo associo al “waterboarding”.
Licia
@Ionti purtroppo è venuta in mente anche a me, anche perché è un orribile forma di tortura che riguarda proprio la faccia.
Fabio Marri
C’è chi la mette in ridere… https://www.facebook.com/reel/1327905182404538
Licia
@Fabio Marri, grazie ma non ho un profilo Facebook e non riesco a vedere.