
Mi ricollego a Burger vietato, emendamento malformato per aggiungere qualche dettaglio sull’origine della parola burger, entrata nel lessico inglese attraverso un fenomeno linguistico particolare, la rianalisi:
rianalisi: una ‘reinterpretazione’ di una parola o un costrutto complessi, non giustificata o anche errata sul piano etimologico, spesso consistente in un’arbitraria risegmentazione, o guidata da fattori analogici e da etimologie fantasiose [Enciclopedia dell’Italiano]
La parola burger nasce negli anni ‘30 del secolo scorso come accorciamento di hamburger, interpretato erroneamente come se il segmento ham indicasse “prosciutto”. Si tratta invece di un aggettivo geografico che nella locuzione originale Hamburger steak significa carne “all’amburghese” (cfr. in italiano svizzera da bistecca alla svizzera).
In inglese hamburger indica sia 1 il medaglione di carne di manzo che 2 il tipico panino che lo contiene assieme ad altri ingredienti. L’accezione prevalente se si fa una ricerca per immagini e per emoji è la 2 🍔.
–burger
Anche burger è usato con le stesse accezioni di hamburger. Ha però un’ulteriore funzione come elemento formativo con funzione suffissale (“libfix”) che si combina con basi che indicano ingrediente caratterizzante o aggiuntivo di 2, ad es. beefburger, turkeyburger, cheeseburger, baconburger, oppure ingrediente sostitutivo della carne in entrambe le accezioni, ad es. fishburger, tofuburger, beanburger, nutburger.
Nothingburger
Un uso figurato particolare è nothingburger, parola informale che ho già descritto in Il “panino della verità” (truth sandwich): è letteralmente un panino “ripieno di nulla” e si usa sarcasticamente per una notizia o altro che si rivela insignificante o senza alcuna sostanza.
Hamburger menu
Una metafora di tutt’altro tipo ma sicuramente più nota è hamburger menu (o icon), in italiano menu hamburger. È il nome con cui è noto il simbolo ☰ che nelle interfacce grafiche rappresenta i menu e dovrebbe far pensare all’hamburger nel senso 1
. A me invece ha sempre ricordato il simbolo della nebbia nelle previsioni del tempo.
Il simbolo era stato disegnato da Norm Cox per Xerox all’inizio degli anni ‘80 e rappresentava un menu contestuale altamente stilizzato (16×16 pixel) nello stile dei cartelli stradali. Ai potenziali utenti però veniva descritto scherzosamente come griglia di aerazione per raffreddare la finestra dell’interfaccia. Fonte: The origin of the hamburger icon.
Hamburger menu non è l’unico nome di menu “a base di carne”:
Döner menu, kebab menu, metaballs menu (e bento menu) sono nomi informali, nati quasi sicuramente con intento ludico, ma che a differenza di hamburger menu non sono molto noti al di fuori dell’ambito dello sviluppo e progettazione di interfacce grafiche. Sono comunque un esempio tipico dell’arbitrarietà denominativa che spesso caratterizza la terminologia informatica e i simboli che la rappresentano. Ne avevo descritti alcuni in un vecchio post, Oggetti, concetti e segni nelle interfacce (2013).
Vedi anche:
- Rianalisi: l’amantide religiosa per vari esempi di parole interpretate erroneamente (tra cui *dehor e *redarre)
- Stai manzo! per alcune parole ed espressioni inglesi in tema carne, tra cui where’s the beef?
- Burger vietato, emendamento malformato da cui ho preso lo spunto per questo post


Valentina
Molto interessante! Una curiosità: “nothing burger” potrebbe essere un equivalente per il nostro “aria fritta” o è relativo solo all’ambito del giornalismo?
Licia
@Valentia, bella domanda. Ci sono dei punti in comune, però mi pare che aria fritta comunichi l’idea di banalità e luoghi comuni immediatamente riconoscibili come tali, mentre nothingburger si usa in contesti informali soprattutto per qualcosa che prometteva bene o comunque poteva sembrare rilevante o degno di nota ma si rivela del tutto inconsistente e/o insignificante. Esempio d’uso:
Love, Death & Robots vol 4 is a bit of a letdown. I’ve been looking forward to it for such a long time but it just fell flat. Only 10 episodes, half of which are 10 minutes or less. One of those being a total nothingburger.
Probabilmente l’espressione italiana che si avvicina di più è niente di che, ad es. “mi è parso niente di che”, oppure più informalmente tutta fuffa.
Fabio Marri
Il vecchio Migliorini avrebbe chiamato ‘-burger’ un suffissoide. Interessante la teoria della rianalisi che avrebbe isolato la presunta “testa” in ‘ham’. Mi chiedo però se non sia sufficiente pensare a ‘burger’ come a una abbreviazione, come più spesso accaduto a molti prefissoidi accorciati, da ‘foto-‘ o ‘cine-‘ a ‘corona-‘ per indicare il coronavirus.
Licia
ho riportato la spiegazione su cui sono concordi i lessicografi anglofoni