
Al Museo di Storia Naturale di Milano si è conclusa da poco The Living Sea, una mostra di fotografie subacquee di Hussain Aga Khan che ha attirato un pubblico eterogeneo, tra cui molti bambini. Le foto erano davvero spettacolari e l’allestimento molto efficace, peccato invece per le didascalie in italiano spesso inadeguate, tanto che dopo qualche foto mi sono ritrovata a leggere direttamente le descrizioni originali in inglese.
L’esempio iniziale è la traduzione di questo testo:
Fever of Munk’s pygmy devil rays
Each year around April and May, Baja California becomes a hotspot for massive aggregations, known as “fevers”, of Munk’s pygmy devil rays – Mobula munkiana
In inglese il nome devil ray consente di capire subito di che tipo di pesce si tratta: ray è la razza e devil ray è la manta o diavolo di mare. In italiano invece quanti sanno cos’è una mobula?
Nessuno dei principali dizionari italiani include il nome mobula, una conferma che non è una parola comune ma un termine specialistico, quindi non ci si può aspettare che sia familiare a tutti i visitatori. Sarebbe bastato aggiungere l’informazione “un tipo di manta” e, come in inglese, includere anche il nome scientifico Mobula munkiana per rendere meno ambiguo di Munk, altrimenti interpretabile anche come il nome di luogo (a proposito: Baja California in italiano è Bassa California).
Esempio simile: steno, altro nome italiano poco familiare. In inglese invece rough-toothed dolphin non lascia alcun dubbio sul tipo di animale marino.
Fever of rays
Un altro dettaglio che indica scarsa attenzione ai destinatari del testo è la traduzione letterale febbre / “febbri”, senza alcuna spiegazione.
In inglese non è necessaria: le virgolette fanno capire che fever è uno dei bizzarri nomi collettivi di animali dell’inglese, un fenomeno privo di logica che non ha equivalente in altre lingue. Alcuni esempi di nomi di banchi di animali marini: per le meduse smack of jellyfish, per gli squali shiver of sharks, per i calamari squad of squid, per i merluzzi lap of cod, per le aringhe army of herring, per i barracuda battery of barracudas, per i salmoni leap of salmon, per le razze fever of rays. In Gruppi di animali: murmuration, murder, parliament… ho elencato vari altri esempi che evidenziano l’arbitrarietà denominativa dei nomi collettivi di questo tipo.
Chi ha tradotto le didascalie della mostra avrebbe dovuto sapere che in inglese i nomi come fever sono usati principalmente come curiosità lessicali, spesso con intenti ludici, ma non come termini specialistici. Ne è una conferma il sito dell’organizzazione inglese Manta Trust, che si occupa di ricerca e protezione degli appartenenti al genere Mobula: nelle schede informative non si trova alcuna occorrenza di fever per descrivere i banchi di mante e razze.
La traduzione letterale dall’inglese di nomi collettivi insoliti come fever non è giustificabile: risulta poco accurata e fuorviante.
Maledizione della conoscenza
Un’altra didascalia della mostra, associata alla foto di un cetaceo che nuota sott’acqua:
Pochi secondi dopo il “breaching”
Nel passato si riteneva che le megattere eseguissero il breaching per liberarsi dei parassiti, impressionare i potenziali partner, spaventare i rivali e per gioco. Sempre più diffusamene, tuttavia, si ritiene che le megattere utilizzino il breaching come strumento di comunicazione.
Testo inglese: Seconds after the breach […] why humpback whales breach […]
In inglese la parola breach se riferita ai cetacei ha il significato specifico di salto / saltare fuori dell’acqua. È una parola ricorrente in documentari o testi descrittivi su balene, orche, delfini ecc., ma se ne può anche intuire il significato: nel lessico comune, breach genericamente comunica l’idea di rompere una superficie, spuntare fuori. In italiano, invece, senza alcuna spiegazione l’anglicismo breaching è oscuro per chi non parla inglese o non ha già conoscenze specifiche sul comportamento dei cetacei.
Questi esempi mi fanno presumere che nella traduzione e poi nell’approvazione dei testi della mostra non sia stata prestata sufficiente attenzione alle esigenze dei destinatari italiani, e non sia stato considerato che le modalità di comunicazione più efficaci per rivolgersi ad anglofoni e a italiani non sempre coincidono.
Temo sia anche un esempio di “maledizione della conoscenza”, un fenomeno ricorrente tra esperti e persone competenti che non riescono a rendersi conto che informazioni per sé ovvie potrebbero invece essere poco comprensibili ad altri. Di conseguenza sono incapaci di identificare spiegazioni necessarie e terminologia specialistica che richiede definizioni o chiarimenti.
Vedi anche:
- Terminologia medica inglese e italiana per un esempio di scelte terminologiche determinate dai destinatari di un testo
- Preparedness e readiness nel setting scolastico per altri esempi di “maledizione della conoscenza”
- Gruppi di animali: murmuration, murder, parliament… per altri esempi di nomi collettivi inglesi insoliti
Noterella lessicale su army of frogs (immagine iniziale): in inglese un gruppo di rane è davvero chiamato “esercito”. È uno dei bizzarri nomi collettivi per animali che ho descritto in Gruppi di animali: murmuration, murder, parliament…

Mauro
Aggiungo anche che lasciare il nome “Baja California” nell’originale spagnolo può diventare fuorviante: molti visitatori lo avranno inteso come “baia (della) California” e non come, correttamente, “bassa California”.
ATT Traduzioni
Buongiorno! Quali meccanismi di gamification o incentivi diretti, basati sull’analisi del gradimento (o della confusione) del pubblico, potrebbero essere integrati nei processi di traduzione di contenuti museali o scientifici, costringendo i traduttori/revisori a misurare e ottimizzare attivamente l’accessibilità del testo nella cultura d’arrivo, superando così la loro stessa “maledizione”?