Titolo di The Guardian sull’ormai famosissima foto scattata da Ray Giubilo a Jasmine Paolini:
Ho visto citare l’articolo inglese da varie persone che hanno tradotto il titolo in italiano rendendo picture perfect con “foto perfetta” o “scatto perfetto”. In questo caso è anche il senso voluto dal titolista, ma forse non tutti hanno fatto attenzione all’ordine delle parole della locuzione, interpretata come se fosse perfect picture, e non hanno capito che picture perfect è un aggettivo.
Picture-perfect è un aggettivo di solito scritto con il trattino e usato soprattutto in funzione attributiva per indicare che qualcosa è assolutamente perfetto: esteticamente, per come appare o per la sua esecuzione.
È un modo di dire che ha avuto origine nella seconda metà del XIX secolo negli Stati Uniti in riferimento alla fotografia. Ai tempi fare foto era costoso e laborioso e andavano rispettati canoni estetici molto rigorosi, per cui erano necessarie preparazione meticolosa e cura di tutti i dettagli da parte di fotografi e soggetti affinché quella che spesso era una singola posa venisse al meglio. Inizialmente il senso di picture-perfect era quindi di perfezione letteralmente “come in una fotografia” o “per una fotografia”.
Il modello per picture-perfect è l’aggettivo antecedente letter-perfect, usato per descrivere un testo recitato a memoria senza il minimo errore e che nell’inglese americano può comunicare anche il senso esteso di perfezione in ogni minimo dettaglio.
A metà del secolo scorso picture-perfect ha acquisito un significato e un uso più ampi, inizialmente attraverso la pubblicità di prodotti vari, in particolare cosmetici, che promettevano risultati esteticamente perfetti (ad es. picture-perfect makeup), e poi è entrato nel lessico informale in senso anche figurato.
Possono essere picture-perfect immagini e luoghi (view, scene, setting, village, beach, home, room… “che sembrano usciti da una rivista”), persone e dettagli fisici (body, skin, tan, curls…), circostanze ed esperienze (moment, day, life, holiday, wedding…), ma anche più astrattamente relazioni e sentimenti (family, couple, relationship, love…).
L’aggettivo picture-perfect può essere usato anche ironicamente o criticamente per sottolineare perfezione esteriore, patinata, non realistica, di facciata, dietro cui non si sa cosa si potrebbe nascondere. Esempio: picture-perfect family potrebbe essere usato con connotazioni simili a famiglia del Mulino Bianco in italiano.
Grammatica: picture perfect vs perfect picture
Picture perfect e perfect picture sono sintagmi, strutture linguistiche costituite da una o più parole che formano un’unità con una specifica funzione sintattica (nominale, verbale, aggettivale ecc.). L’elemento più importante di un sintagma, che ne determina il comportamento sintattico, è la testa o nucleo.
In inglese, a parte poche eccezioni, la testa dei sintagmi è la parola che sta più a destra:
- picture perfect è un sintagma aggettivale che ha come testa perfect ➜ attributo
- perfect picture è un sintagma nominale che ha come testa picture ➜ nome di un oggetto
In italiano invece l’ordine non è altrettanto rigoroso, anche se nei nomi composti tendenzialmente la testa è l’elemento più a sinistra.
L’incapacità di riconoscere questo tipo di differenza morfosintattica tra inglese e italiano si manifesta in vari modi:
- numerosi sintagmi inglesi vengono trasformati in pseudoanglicismi attraverso meccanismi impropri di eliminazione della testa del composto, come nel caso di pile [fabric], reality [show], social [media], trolley [case], Italian sounding [?] e molti altri;
- l’ordine degli elementi di alcuni composti viene erroneamente invertito, come nei casi descritti in Non è “porn food” (e neppure “nazi grammar”);
- non viene riconosciuta la testa del composto, con fraintendimenti nell’interpretazione di alcuni concetti, come nel caso di revenge porn che è diventato pornovendetta e dell’aggettivo post-truth che in italiano è stato trasformato nel sostantivo post-verità.
Fonti: OED e Dictionary.com

Cecilia Dì Pierro
Assolutamente vero.
Il problema, purtroppo, è che troppe persone, in Italia, pensano di sapere l’inglese, dando addirittura lezione agli addetti ai lavori.
Molti presumono di saper scrivere e parlare inglese, facendo addirittura concorrenza agli Esperti, quale lei e io siamo.
Fabio Marri:
Commento inappuntabile. Il caso rientra nel calderone delle traduzioni servili dall’inglese, che talora generano “babau, mostri e caramogi” (per dirla con Aldo Gabrielli) nell’italiano giornal-televisivo, come per es. “missione impossibile” da Mission: impossible
Fabio
grazie. Vale anche per Native americans che tantissimi traducono Nativi americani? Per me è più eloquente Americani nativi.
John Dunn:
Chi conosce bene The Guardian saprebbe che si deve trattare di un gioco di parole.
Non so se hai mai discusso questo caso, ma un bel esempio di un sintagma inglese che ha ottenuto un senso diverso in italiano è radical chic. In inglese, dove chic è il sostantivo, riferisce a un fenomeno; in italiano, dove radical è il sostantivo, riferisce a una persona.