Dalle notizie sui provvedimenti presi da alcune regioni per tutelare chi lavora all’aperto nelle giornate di caldo estremo ho scoperto l’esistenza di Worklimate. È un progetto di ricerca coordinato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e da Inail sulle conseguenze che lo stress termico ambientale associato ai cambiamenti climatici può avere sulla salute e sulla produttività dei lavoratori.
Worklimate fornisce informazioni di vario tipo e una piattaforma previsionale di allerta con mappe e altre indicazioni per la valutazione dei rischi legati all’esposizione ad alte temperature, e ha come destinatari “lavoratori, datori di lavoro e addetti alla sicurezza e gestione lavoro nel settore occupazionale”.
Nome astruso
Worklimate è un progetto italiano che si rivolge a chi lavora in Italia, eppure si è scelto di denominarlo con uno pseudoanglicismo ottenuto dalle due parole inglesi work e climate che nella combinazione worklimate suscitano perplessità sia per la forma che per il significato:
- Worklimate è una fusione poco bilanciata e poco trasparente perché non rispetta i meccanismi di formazione delle parole macedonia in inglese, di solito ottenute con parte iniziale della prima parola e parte finale della seconda e un segmento in comune. In worklimate invece è stata eliminata unicamente la prima lettera della seconda parola, che rende ingiustificata la fusione e non immediatamente riconoscibile la seconda parte: work induce ad aspettarsi un’altra parola intera e a scomporre in work + *limate, inesistente in inglese, prima di ricostruire che deve essere climate (la scarsa trasparenza del nome Worklimate parrebbe confermata dalle varie occorrenze del refuso Workilmate nel sito istituzionale).
- In inglese esiste la locuzione work climate ma ha un altro significato: indica l’insieme delle condizioni che caratterizzano l’ambiente di lavoro dal punto di vista interazionale, psicologico, comunicativo, remunerativo ecc. Espressioni equivalenti sono working climate e workplace climate, in cui climate non identifica il complesso di condizioni meteorologiche in una determinata regione ma ha il senso figurato che può avere anche clima in italiano, cfr. clima lavorativo, clima di lavoro, clima aziendale.
È inevitabile chiedersi quanto sia opportuno scegliere uno pseudoanglicismo poco efficace come nome per una piattaforma italiana che si rivolge a chiunque lavori all’aperto in Italia, quindi anche a persone che potrebbero avere un basso livello di scolarizzazione, tra cui stranieri di varie provenienze che non padroneggiano perfettamente né l’italiano né tantomeno l’inglese.
Comunicazione astrusa
Dubito che nello sviluppo del progetto siano state fatte considerazioni approfondite sui destinatari, in particolare chi usa l’italiano come lingua veicolare, e quindi sui relativi aspetti linguistici, perché altrimenti sarebbero state evitate formulazioni complesse come in questo esempio dall’interfaccia:
Si legge anche, ad esempio, che le previsioni sono affette da intrinseca incertezza e che il rischio caldo è riferito a un lavoratore sano (senza condizioni individuali di suscettibilità termiche). L’uso delle icone ☀️ e 🌳che sottintendono semplificazione rende ancora più evidente il contrasto tra finalità della piattaforma e burocratese del testo.
Nella Guida informativa per i lavoratori c’è una sezione con 10 punti su come comportarsi con il caldo estremo, corredati da disegni illustrativi. Ci si aspetterebbe testi chiari e lineari, ad alta leggibilità, e invece si trovano esempi di questo tipo:
Equilibrio elettrolitico, mantenere inalterata la catena del freddo, aumento della diuresi, assunzione di liquidi, preferire una camel bag, ecc. sono esempi di maledizione della conoscenza, l’incapacità di chi redige i testi di rendersi conto che non tutti hanno le proprie conoscenze. Si manifesta con informazioni e riferimenti dati per scontati e l’uso di gergo, abbreviazioni, acronimi, forestierismi e terminologia da addetti ai lavori.
Il materiale informativo scaricabile dal sito Worklimate abbonda di frasi involute e termini difficilmente decifrabili da chi ha solo conoscenze linguistiche di base e nozioni scientifiche limitate. Alcuni esempi dalle guide sull’importanza dell’idratazione e sui fattori di rischio al caldo:
I lavoratori in regime di auto-restrizione idrica per motivi religiosi (coloro che seguono il Ramadan) devono bere almeno 2 litri d’acqua dopo il tramonto e 2 litri d’acqua prima dell’alba. L’idratazione è cumulativa e quindi questo accorgimento è fondamentale • I lavoratori possono valutare il proprio stato di idratazione controllando la quantità e il colore dell’urina emessa • Il diabete ostacola la dispersione di calore a seguito della ridotta vasodilatazione al caldo per una globale alterazione della reattività del microcircolo, condizione esacerbata da una eventuale neuropatia periferica, che riduce e rallenta l’attivazione dei meccanismi termoregolatori • Le patologie cardiovascolari possono rendere difficile il potenziamento del lavoro cardiaco necessario da una parte per disperdere il calore attraverso un aumento del flusso verso i distretti periferici e dall’altra per incrementare il flusso sanguigno verso i distretti muscolari interessati dallo sforzo, soprattutto per mansioni lavorative ad elevato impegno metabolico • Gli ormoni tiroidei inducono liberazione di energia termica dalle cellule
Purtroppo questi esempi sono l’ennesima conferma che nella comunicazione istituzionale raramente si dà priorità a chiarezza, accessibilità e fruibilità, come già discusso in IT-alert, aspetti linguistici migliorabili a cui rimando per altri esempi, dettagli e osservazioni.
Ho aggiunto il nome Worklimate all’elenco di anglicismi istituzionali
Fabio Marri
Pessimo il “titolo” scelto. Mentre la maggior parte delle “istruzioni” penso siano abbastanza comprensibili; termini come “catena del freddo”, forse anche “camel bag”, sono diffusi. Semmai, invece di elettroliti avrei scritto “sali minerali”
Marco
Effettivamente anche io, madrelingua italiano, appena letto il nome mi sono chiesto “ma cosa significa Limate in inglese”? Solo dopo aver visto il riferimento al clima nell’articolo ho capito il significato.
Licia
@Fabio se si accede a worklimate.it, questa è l’immagine che appare e che suppongo sia stata scelta perché rappresentativa del tipo di lavoratori a cui si rivolge il progetto:
Fa presumere un contesto di italiano L2 e a chi ha imparato l’italiano per necessità, forse neppure da madrelingua ma da altri parlanti L2, e ha un vocabolario limitato (e probabilmente ha poca familiarità con i testi scritti, cfr. Chitroli e carchope: l’ortografia imperfetta).
Sicuro che in questo tipo di contesto gli esempi che ho riportato risultino abbastanza comprensibili? Di certo non causano alcuna difficoltà per noi e per i lettori abituali del blog, ma non credo possiamo considerarci rappresentativi del tipo di lavoratori a cui sono rivolte le indicazioni.
@Marco e il nome risulta ancora meno comprensibile nella comunicazione orale: se si sente “uorclaimat”, probabilmente si capisce war climate.
Eev
Il mio cervello nel tentativo di immaginare la pronuncia di questa parola, prima di leggere l’articolo, ha deciso per workly-mate.
Non sarei arrivata a wor-climate neanche per sbaglio.