BUONSALVE e “compensazione verbosa”

fumetto con saluto BUONSALVE!

Nel 2017 in Nuovi saluti: buonsalve e buonciao avevo descritto due saluti insoliti, probabilmente modellati scherzosamente sull’inglese goodbye, il cui uso era ristretto quasi esclusivamente a contesti online come canali Youtube, forum, chat, blog e alcune community. Non si riscontravano invece nel mondo “reale”, a parte qualche occorrenza giocosa o ironica rivolta a chi era in grado di riconoscerli.  

In questi 8 anni buonsalve, a quanto pare, ha subito un’evoluzione. Non è più solo un saluto “digitale”, che nel frattempo si era esteso anche a TikTok e altri social, ma può essere usato non ironicamente nella quotidianità anche in contesti professionali. O perlomeno è quanto farebbe supporre la nuova serie di una trasmissione televisiva, Casa a prima vista, in cui un giovane agente immobiliare toscano incontra i clienti salutandoli cordialmente con buonsalve.

Non è però chiaro se in questo caso l’uso di buonsalve sia rappresentativo di una specifica varietà linguistica, in particolare per quel che riguarda aspetti diastratici (ad es. lo usa chi appartiene a uno specifico gruppo sociale o a un determinato ambito professionale, o rientra in una specifica fascia di età) e aspetti diatopici (ad es. lo usa chi vive in una specifica area geografica, in questo caso Firenze/Toscana), oppure se si tratti invece di una peculiarità dell’idioletto dell’agente (è un saluto che nel quotidiano usa quasi esclusivamente lui, ad es. come vezzo per distinguersi da altri).

Il gran numero di visualizzazioni di Nuovi saluti: buonsalve e buonciao da quando sono iniziate le puntate di Casa a prima vista mi fa però pensare che per molti buonsalve sia un saluto poco familiare che suscita qualche perplessità. 

Verbosity compensation

Di certo buonsalve confonde Gemini, il sistema di intelligenza artificiale di Google che ora antepone una propria sintesi (AI Overview) ai risultati di ricerca. Non è in grado di dare alcuna informazione utile per “buon salve uso” ma si limita a sconsigliarlo, e come alternative fornisce banalità ripetitive sui principali saluti italiani con contraddizioni sul livello di formalità e l’appropriatezza durante la giornata:

Risposta di AI Overview, ripetuta tre volte in modo leggermente diverso: Buon salve non è una frase comune in italiano. La forma corretta sarebbe “Salve” o “Buongiorno”. “Salve” è un saluto più formale, mentre “Buongiorno” è un saluto più neutro che può essere usato in qualsiasi momento della giornata.

Questa AI Overview è un esempio di un fenomeno che è stato descritto come verbosity compensation: quando un chatbot non sa dare una risposta precisa e concisa a una domanda semplice, ad es. perché fino a quel momento non ha mai trovato informazioni specifiche su quell’argomento, compensa generando una risposta verbosa (allunga il brodo!).

È anche l’ennesima dimostrazione che i modelli linguistici di grandi dimensioni non hanno la minima cognizione dei contenuti che generano ma si limitano ad assemblare una sequenza di parole verosimile ma non necessariamente veritiera, come l’informazione che buongiorno può essere usato in qualsiasi momento della giornata ed è meno formale di salve. Qualsiasi parlante nativo sa invece che è salve e non buongiorno il saluto che si usa in caso di incertezza sul grado di formalità da adottare con l’interlocutore e che può essere usato a qualsiasi ora, anche di notte.


Vedi anche:


Se tra chi ha letto fin qui c’è chi abitualmente ricorre a buonsalve per salutare persone dal vivo, nella quotidianità, mi interesserebbe molto un commento con qualche dettaglio sul proprio uso: età e provenienza, a che tipo di persona lo si rivolge, in che contesto/situazione, da quanto tempo si ricorre a questo saluto e come/dove lo si è imparato. Grazie a chi vorrà rispondere!

11 commenti su “BUONSALVE e “compensazione verbosa””

  1. Cesare G. Rossi

    CIao Lucia,

    non conoscevo “buonsalve”: dopo averlo scoperto leggendo il tuo post ho dovuto prendere una Alka Seltzer 🙂

  2. Dario

    “Salve” per me è il grado 0. Cioè, io lo uso quando non mi sento a mio agio nel dare del “tu” a una persona, ma temo di offenderla dandole del “lei”. Es. tipico: i primi tempi di fidanzamento, per rivolgermi ai futuri suoceri. A sud (da dove provengo) si darebbe senza problemi del “voi”, ma a nord mi è stato detto che è normale usare il “tu”, ma io non ce la facevo proprio, i primi tempi. Quindi davo del “niente” (con giri di parole assurdi per evitare allocuzioni dirette) e del “salve” come saluto. Poi per fortuna sono guarito e ho felicemente sposato sia il “tu” ai suoceri, sia la loro figlia.

  3. Fabio Marri

    Parola-macedonia usata per vezzo. Personalmente mai sentita, e continuerò a ignorarla

  4. Anna B.

    Dall’estero, per via del geoblocking, non vedo le puntate della trasmissione. Leggo che è un reality, ma non capisco (annosa questione :)) se è l’agente immobiliare è un attore o effettivamente una persona che fa quello nella vita. Me lo chiedevo perché mi sembra rilevante per capire se segue un copione (e quindi qualcuno ha deciso di fargli usare “buonsalve” per caratterizzare il suo personaggio come eventualmente giovanile, accattivante …) oppure se è una persona che effettivamente parla così. Scelta di qualche autore o idioletto, trovo comunque azzardato, in un contesto professionale molto formale (tant’è che vedo dalla presentazione del programma tutti gli agenti immobiliari maschi in giacca e cravatta), usare un saluto che a molti è sconosciuto e, come si vede dalle reazioni qui sul blog, può risultare anche fastidioso. Sarebbe come presentarsi in giacca e cravatta con le infradito. Spero davvero che si faccia vivo qualcuno – se esiste – che usa il saluto, sarebbe davvero interessante sentire degli esempi “veri”.
    @Dario: l’esempio dei suoceri: un classico che faccio sempre ai miei studenti di italiano come L2!

  5. E Torre

    “Buonsalve” a me fa lo stesso effetto delle unghie sulla lavagna e me lo fa anche l’anglismo “Super Tuscany” che viene usato dall’altro agente immobiliare uomo del programma che ignorantemente pronuncia Tuscany con la “u”.

  6. Licia

    @Dario chissà, forse la scelta di buonsalve ha proprio a che fare con quello che chiami grado 0: di solito si ricorre a salve per non sbilanciarsi, indecisi tra ciao informale e buongiorno più formale. È proprio questa funzione di “formalità intermedia” di salve che nella percezione di alcuni potrebbe averlo reso un saluto asettico, quindi anteporgli buon potrebbe essere un tentativo di conferirgli maggiore cordialità (un’evoluzione che potrebbe anche essere indipendente dal contesto e dalle motivazioni che avevano fatto nascere buonsalve almeno una quindicina di anni fa).

    @Fabio Marri se è una parola macedonia formata dalla fusione di due parole dovrebbe però mancare almeno un segmento: quale?

    @Anna, ho visto solo qualche puntata del programma e direi che il contesto non è molto formale: clienti e agenti si chiamano per nome e si danno del tu. Dalle informazioni disponibili si direbbe che gli agenti immobiliari lo siano veramente, di professione, ma è molto probabile una caratterizzazione degli autori per creare dei personaggi, come fa supporre anche il commento su “Super Tuscany”. Però non sono la spettatrice tipica, lascio eventuali considerazioni più precise a chi segue regolarmente questo tipo di programmi (la mia impressione è che i tre agenti toscani non fossero molto spontanei ma recitassero una parte, ma ho visto solo il primo episodio). 

    @E Torre, in effetti Tuscany in inglese si dice /ˈtʌskənɪ/, che adattato in italiano diventa “tascani”. Forse anche questa potrebbe essere una scelta degli autori per caratterizzare il personaggio e far discutere.

    Infine, sull’uso buonsalve riporto anche qui un commento di @milanes61 su Bluesky (che però per l’italiano non è un social molto rappresentativo):

    “L’ho sentito on line su Youtube, @astrowikiperri (Luca Perri) e @oneira, e mi provoca una leggera alterazione della Forza. Nelle interazioni reali lo userei unicamente in modo scherzoso in ambiti specifici, ad esempio una conferenza di Luca Perri”

  7. Giovanni

    Posso scrivere una cosa fuori contesto?
    Ho appena visto fuori da un ristorante di Roma la scritta “air conditional” e mi sei subito venuta in mente. Cosa potrebbe capire un madrelingua inglese leggendolo?

  8. Jade

    “verbosity compensation” non si dovrebbe tradurre “compensazione della verbosità”?

  9. Licia

    @Giovanni, grazie, mi interessano molto gli esempi di questo tipo e questo è particolare perché air conditioning è una dicitura diffusissima, ci si chiede come possano essere arrivati a sbagliarla in *conditional (escluderei correttori o completamenti automatici malandrini in fase di scrittura del cartello perché dopo la sequenza di caratteri air cond… è altamente improbabile che vengano considerate parole diverse da conditioning, conditioner o conditioning). Cosa penserà un parlante nativo? Forse che l’aria non è garantita ma dipende da qualcosa (is conditional on…) che però non è specificato. Un linguista invece potrebbe pensare a un insolito e sconosciuto modo verbale 🙂

    @Jade verbosity compensation è un sintagma nominale (nome composto da due sostantivi, noun1+noun2), una costruzione usatissima in inglese che però può creare parecchie difficoltà alla traduzione in lingue neolatine perché bisogna rendere esplicito il tipo di relazione tra noun2 e noun1.

    In questo caso interpretare verbosity compensation come compensazione della verbosità vorrebbe dire che c’è un meccanismo che riequilibra una verbosità eccessiva, invece il senso è che il LLM produce una risposta eccessivamente verbosa per compensare mancanza di informazioni precise (quindi compensazione “caratterizzata da verbosità”, “con verbosità”, “che ricorre a verbosità”). Nello studio che ha dato origine al nome, Verbosity ≠ Veracity: Demystify Verbosity Compensation Behavior of Large Language Models, vengono identificati cinque diversi tipi di “verbosità”:

    After showing verbosity happens frequently in LLMs, we further conduct a human annotation to inspect verbose response patterns and classify them into five types. […] By checking all these samples, we classify verbosity compensation behavior into five types: ambiguity indicates not answering precisely; repeating question indicates repeating the tokens in the question or providing unrelated information; enumerating shows answering multiple answers in a row trying to cover the correct answer; verbose detail/format means generating more detailed explanations or format symbols.

    Figure 1: An illustration of comparison between concise and verbose responses. In the first response, LLM generates a concise answer, while in the second and third responses, LLM performs repeating, and ambiguity, leading to a verbose response with low performance and high uncertainty.

    Direi che queste e altre informazioni contenute nello studio escludano che verbosity compensation vada inteso nel senso di compensazione della verbosità.

    Per altri dettagli sull’interpretazione dei sintagmi nominali dell’inglese: L’ambiguità dei sintagmi nominali inglesi. Prende spunto da dog whistle vs wolf whistle per evidenziare due relazioni alquanto diverse tra noun2 e noun1 in sintagmi apparentemente molto simili (con una tabella che sintetizza 25 diversi tipi di relazione).

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