Dazi ≠ tariffe ≠ balzelli ≠ gabelle

Immagine di Trump con tabella dei dazi. Titolo in inglese: “Trump announces sweeping new tariffs”. Titolo in italiano: “La decisione USA: Tariffe reciproche minimo al 10% con tutti i paesi dal 5 aprile”. Sottotitoli: 1 Il presidente americano ha firmato «uno storico ordine esecutivo» che istituisce balzelli reciproci sui Paesi di tutto il mondo. Alla Cina tariffe del 34%, al Giappone del 24%. «È il Liberation day»; 2 I ‘dazi reciproci’ di Trump hanno innescato una reazione a catena sulle Borse mondiali: all’indomani dell’annuncio sulle nuove gabelle le azioni in Asia e in Europa sono crollate bruscamente.

Condivido in pieno la reazione di Alliandre sulla variazione lessicale che si osserva nei media italiani in molte notizie sui dazi annunciati da Trump il 2 aprile 2025:

post su Bluesky di @alliandre: L’irritazione totale per la paura che i giornalisti italiani hanno per le ripetizioni... sicché per es. sul Corriere usano DAZI, TARIFFE, GABELLE in modo intercambiabile. 1) dazi e tariffe *non sono la stessa cosa*. 2) “gabelle”? Siete seri??

A quanto pare alcune informazioni facilmente reperibili sono sconosciute a parecchi giornalisti:

dazio
imposta indiretta sui consumi che colpisce la circolazione dei beni da uno Stato all’altro. I dazi esterni, detti anche dazi di confine, dazi doganali, diritti doganali o semplicemente dogane, colpiscono le merci che entrano nello Stato (dazi di importazione), ne escono (dazi di esportazione) o lo attraversano (dazi di transito). Il dazio impone una differenza tra i prezzi stabiliti dai mercati internazionali e quelli entro il paese che li impone. Attraverso il dazi i governi possono rendere più onerosi i prezzi delle merci importate rispetto a quelle nazionali.  
L’elenco dei dazi in vigore costituisce la tariffa daziaria o doganale

tariffa  
1 serie di prezzi di beni e soprattutto di servizi, qualitativamente o quantitativamente differenziati, che non si formano liberamente e periodicamente sul mercato, ma che vengono fissati una volta per tutte da pubbliche imprese in condizioni di monopolio, da produttori vincolati da un cartello o da altra forma di accordo, da un contratto collettivo, da un ordine professionale: tariffe ferroviarie, tariffe postali, tariffa salariale, tariffe processionali degli avvocati ecc. 
2 elenco dei tributi della stessa natura che colpiscono oggetti diversi o diversi valori dello stesso oggetto

balzello
nel tardo medioevo, tassa o imposta straordinaria o saltuaria; in senso figurato, tributo esoso e arbitrario

gabella
nel medioevo, imposta o dazio di consumo

Nel contesto delle scelte economiche punitive di Trump, il termine inglese tariff (tax* that a government collects on goods coming into a country) corrisponde esclusivamente a dazio e quindi la traduzione ricorrente tariffa è un falso amico.

In altri contesti tariff in inglese è equiparabile a tariffa in italiano nell’accezione 1, ad es. mobile-phone tariffs, electricity tariffs; può avere anche il senso 2 ma è più frequente la locuzione tariff schedule, ad es. Harmonized Tariff Schedule of the United States (HTS), The UK’s Integrated Tariff Schedule.

Mi sembra palese che le parole gabella e balzello, solitamente usate in senso storico oppure ironico o figurato, siano fuori luogo in notizie di carattere economico. E invece, a quanto pare, il famigerato terrore delle ripetizioni impedisce ai giornalisti di riflettere sulle diverse accezioni, connotazioni, registro e contesti d’uso delle parole e di rendersi conto che dazio, tariffa, balzello e gabella non sono intercambiabili.

Sinonimie azzardate

Come già ricordato, con un rimando alla voce sinonimi dell’Enciclopedia dell’Italiano Treccani, la sinonimia perfetta tra due parole è rarissima. Per verificarsi richiederebbe infatti corrispondenze su più livelli:
 referenziale (stesso referente)
 distribuzionale (stesso significato negli stessi cotesti)
 segnico (stessi tratti semantici denotativi e connotativi)
 grammaticale (stessa funzione)

Due sinonimi perfetti dovrebbero inoltre avere in comune  
 la possibilità combinatoria con altre forme linguistiche (cfr. collocazioni)
la frequenza d’uso 
 il registro
 l’atteggiamento del parlante (modalità)

In mancanza di corrispondenze ne risentono precisione e correttezza, specialmente nel caso di lessico comune vs lessico specialistico, come descritto in È meglio dire seno, tette o mammelle?

Nei media la ricerca ossessiva di sinonimi può anche avere conseguenze negative e impreviste: sono emblematici i casi di vaccino ≠ siero ≠ antidoto e immunizzato ≠ vaccinato e la distorsione dell’informazione che ne è risultata.

A volte invece la scelta di “sinonimi” risulta banalmente ridicola: esempi in Alternative al water d’oro e Da pet a disco di pasta, parole anti-terrore! 


* in inglese si usa la stessa parola tax sia per tassa che per imposta, cfr. Come si dice flat tax in italiano? 

Definizioni di dazio e tariffa dall’Enciclopedia Treccani.

copertina del libro Tanto per cambiare, con un camaleonte appigliato a una matita In tema variazione vs ripetizione è uscito recentemente un saggio del linguista Massimo Palermo, Tanto per cambiare. La coazione a variare nella storia dell’italiano, che mi riprometto di leggere quanto prima.

5 commenti su “Dazi ≠ tariffe ≠ balzelli ≠ gabelle”

  1. Alliandre

    Senza contare che usare tariffa per intendere dazio è doppiamente errato perché la tariffa doganale è tutt’altra cosa: è un sistema che stabilisce i dazi da pagare per l’importazione di beni nell’Unione Europea. Basterebbe andare a vedere *sul sito dell’Agenzia delle Dogane!

  2. .mau.

    D’accordo ovviamente su “tariffe”, ma almeno per gabelle (e forse anche per balzelli) direi che lo significato figurato prevale, c direi che rende l’idea dell’illogicità del tutto…

  3. Licia

    Grazie Alliandre, aggiungo un riferimento per chi vuole approfondire: Tariffa e classificazione delle merci (Agenzia delle Dogane e dei Monopoli).

    @.mau. però negli esempi che ho fatto, e in altri che si possono trovare facilmente nei media in questi giorni, gabella e balzello non sono usati ironicamente o in senso figurato ma come se fossero sinonimi intercambiabili di dazio nel lessico economico-finanziario (ad es. “istituire balzelli reciproci”).

  4. Tommaso

    Che fastidio, ormai è una piaga, lo sento usare anche su podcast di autori che ritenevo preparati e competenti.

  5. Licia

    @Tommaso, ho avuto uno scambio con un giornalista a cui ho chiesto perché nei media si continui a usare dazio e tariffa come se fossero sinonimi. Risposta:

    So che non lo sono, ma ormai nell’uso giornalistico la traduzione scorretta di tariff in tariffa è diventata sinonimo di dazio. Il perché è un po’ banale: evitare ripetizioni nei titoli delle pagine
    E siccome alla fine è l’uso che fa la lingua, mi adeguo all’intercambiabilità dazio/tariffa.

    Ho obiettato che qui non è una questione di “è l’uso che fa la lingua”: se si fa riferimento a concetti specifici usati in ambiti specialistici (ad es. economia, finanza ecc.) andrebbe sempre usato un unico termine per identificare in modo univoco un concetto specifico e differenziarlo dai concetti correlati, evitando così possibili ambiguità. Risposta:

    La ripetizione nel giornalismo italiano è un tabù. Si cerca di evitarla. È vero che l’imprecisione può inizialmente creare ambiguità, ma ormai anche i lettori sanno che dazio e tariffa negli articoli giornalistici (non nei libri di economia) sono diventati sinonimi.
    L’uso ha fatto la lingua.

    È l’ennesima conferma che nei media italiani la priorità variazione prevale su precisione e accuratezza delle informazioni. A quanto pare non ci si pone affatto il problema di potenziali ambiguità o fraintendimenti, e tantomeno di apparire superficiali e poco credibili, quello che importa è non ripetere due volte la stessa parola.

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