Condivido in pieno la reazione di Alliandre sulla variazione lessicale che si osserva nei media italiani in molte notizie sui dazi annunciati da Trump il 2 aprile 2025:
A quanto pare alcune informazioni facilmente reperibili sono sconosciute a parecchi giornalisti:
dazio
imposta indiretta sui consumi che colpisce la circolazione dei beni da uno Stato all’altro. I dazi esterni, detti anche dazi di confine, dazi doganali, diritti doganali o semplicemente dogane, colpiscono le merci che entrano nello Stato (dazi di importazione), ne escono (dazi di esportazione) o lo attraversano (dazi di transito). Il dazio impone una differenza tra i prezzi stabiliti dai mercati internazionali e quelli entro il paese che li impone. Attraverso il dazi i governi possono rendere più onerosi i prezzi delle merci importate rispetto a quelle nazionali.
L’elenco dei dazi in vigore costituisce la tariffa daziaria o doganale.
tariffa
1 serie di prezzi di beni e soprattutto di servizi, qualitativamente o quantitativamente differenziati, che non si formano liberamente e periodicamente sul mercato, ma che vengono fissati una volta per tutte da pubbliche imprese in condizioni di monopolio, da produttori vincolati da un cartello o da altra forma di accordo, da un contratto collettivo, da un ordine professionale: tariffe ferroviarie, tariffe postali, tariffa salariale, tariffe processionali degli avvocati ecc.
2 elenco dei tributi della stessa natura che colpiscono oggetti diversi o diversi valori dello stesso oggetto
balzello
nel tardo medioevo, tassa o imposta straordinaria o saltuaria; in senso figurato, tributo esoso e arbitrario
gabella
nel medioevo, imposta o dazio di consumo
Nel contesto delle scelte economiche punitive di Trump, il termine inglese tariff (tax* that a government collects on goods coming into a country) corrisponde esclusivamente a dazio e quindi la traduzione ricorrente tariffa è un falso amico.
In altri contesti tariff in inglese è equiparabile a tariffa in italiano nell’accezione 1, ad es. mobile-phone tariffs, electricity tariffs; può avere anche il senso 2 ma è più frequente la locuzione tariff schedule, ad es. Harmonized Tariff Schedule of the United States (HTS), The UK’s Integrated Tariff Schedule.
Mi sembra palese che le parole gabella e balzello, solitamente usate in senso storico oppure ironico o figurato, siano fuori luogo in notizie di carattere economico. E invece, a quanto pare, il famigerato terrore delle ripetizioni impedisce ai giornalisti di riflettere sulle diverse accezioni, connotazioni, registro e contesti d’uso delle parole e di rendersi conto che dazio, tariffa, balzello e gabella non sono intercambiabili.
Sinonimie azzardate
Come già ricordato, con un rimando alla voce sinonimi dell’Enciclopedia dell’Italiano Treccani, la sinonimia perfetta tra due parole è rarissima. Per verificarsi richiederebbe infatti corrispondenze su più livelli:
➝ referenziale (stesso referente)
➝ distribuzionale (stesso significato negli stessi cotesti)
➝ segnico (stessi tratti semantici denotativi e connotativi)
➝ grammaticale (stessa funzione)
Due sinonimi perfetti dovrebbero inoltre avere in comune
➝ la possibilità combinatoria con altre forme linguistiche (cfr. collocazioni)
➝ la frequenza d’uso
➝ il registro
➝ l’atteggiamento del parlante (modalità)
In mancanza di corrispondenze ne risentono precisione e correttezza, specialmente nel caso di lessico comune vs lessico specialistico, come descritto in È meglio dire seno, tette o mammelle?
Nei media la ricerca ossessiva di sinonimi può anche avere conseguenze negative e impreviste: sono emblematici i casi di vaccino ≠ siero ≠ antidoto e immunizzato ≠ vaccinato e la distorsione dell’informazione che ne è risultata.
A volte invece la scelta di “sinonimi” risulta banalmente ridicola: esempi in Alternative al water d’oro e Da pet a disco di pasta, parole anti-terrore!
* in inglese si usa la stessa parola tax sia per tassa che per imposta, cfr. Come si dice flat tax in italiano?
Definizioni di dazio e tariffa dall’Enciclopedia Treccani.
![]() |
In tema variazione vs ripetizione è uscito recentemente un saggio del linguista Massimo Palermo, Tanto per cambiare. La coazione a variare nella storia dell’italiano, che mi riprometto di leggere quanto prima. |
Alliandre
Senza contare che usare tariffa per intendere dazio è doppiamente errato perché la tariffa doganale è tutt’altra cosa: è un sistema che stabilisce i dazi da pagare per l’importazione di beni nell’Unione Europea. Basterebbe andare a vedere *sul sito dell’Agenzia delle Dogane!
.mau.
D’accordo ovviamente su “tariffe”, ma almeno per gabelle (e forse anche per balzelli) direi che lo significato figurato prevale, c direi che rende l’idea dell’illogicità del tutto…
Licia
Grazie Alliandre, aggiungo un riferimento per chi vuole approfondire: Tariffa e classificazione delle merci (Agenzia delle Dogane e dei Monopoli).
@.mau. però negli esempi che ho fatto, e in altri che si possono trovare facilmente nei media in questi giorni, gabella e balzello non sono usati ironicamente o in senso figurato ma come se fossero sinonimi intercambiabili di dazio nel lessico economico-finanziario (ad es. “istituire balzelli reciproci”).
Tommaso
Che fastidio, ormai è una piaga, lo sento usare anche su podcast di autori che ritenevo preparati e competenti.
Licia
@Tommaso, ho avuto uno scambio con un giornalista a cui ho chiesto perché nei media si continui a usare dazio e tariffa come se fossero sinonimi. Risposta:
So che non lo sono, ma ormai nell’uso giornalistico la traduzione scorretta di tariff in tariffa è diventata sinonimo di dazio. Il perché è un po’ banale: evitare ripetizioni nei titoli delle pagine
E siccome alla fine è l’uso che fa la lingua, mi adeguo all’intercambiabilità dazio/tariffa.
Ho obiettato che qui non è una questione di “è l’uso che fa la lingua”: se si fa riferimento a concetti specifici usati in ambiti specialistici (ad es. economia, finanza ecc.) andrebbe sempre usato un unico termine per identificare in modo univoco un concetto specifico e differenziarlo dai concetti correlati, evitando così possibili ambiguità. Risposta:
La ripetizione nel giornalismo italiano è un tabù. Si cerca di evitarla. È vero che l’imprecisione può inizialmente creare ambiguità, ma ormai anche i lettori sanno che dazio e tariffa negli articoli giornalistici (non nei libri di economia) sono diventati sinonimi.
L’uso ha fatto la lingua.
È l’ennesima conferma che nei media italiani la priorità variazione prevale su precisione e accuratezza delle informazioni. A quanto pare non ci si pone affatto il problema di potenziali ambiguità o fraintendimenti, e tantomeno di apparire superficiali e poco credibili, quello che importa è non ripetere due volte la stessa parola.