Per viaggiare in Ue non si userà il “green pass”!

Alcuni titoli di fine maggio 2021:

Titoli: 1 Green pass Ue, Colao: sarò disponibile anche sull’app Io dal primo luglio; 2 Green pass europeo valido da 15 giorni dopo la prima dose; 3 Dal 1 luglio arriva il green pass digitale sull’App Io; 4 I nodi aperti del Green Pass: Immuni e i minorenni: 5 Green pass Ue, Draghi: “Pronto a metà giugno”; 6 Il Green Pass sarà digitale: un certificato Qr code

Da mesi i media discutono di green pass, nome con cui vengono identificate le certificazioni che attestano che
1 si è stati vaccinati contro il COVID-19 oppure 
2 si guariti dal COVID-19 oppure
3 si è fatto un tampone con esito negativo.
Il nome green pass viene usato indifferentemente sia per le certificazioni italiane per l’Italia che per le certificazioni valide in tutta l’Unione europea.

Ufficialmente però non esiste nessun documento o attestazione di alcun genere con questo nome né in Italia né nell’Ue. Ho cercato di capire da dove arriva l’anglicismo e ho scoperto anche alcune incongruenze nei nomi usati dalle istituzioni italiane ed europee. 

Certificazioni italiane

In Italia il decreto legge 22 aprile 2021, n. 52 all’art. 9 ha istituito le certificazioni verdi COVID-19 che, come appena accennato, possono essere di tre tipi.

(Definizioni dal decreto legge 22 aprile 2021 n. 52) 1) certificazioni verdi COVID-19: le certificazioni comprovanti lo stato di avvenuta vaccinazione contro il SARS-CoV-2 o guarigione dall'infezione da SARS-CoV-2, ovvero l'effettuazione di un test molecolare o antigenico rapido con risultato negativo al virus SARS-CoV-2 2) Piattaforma nazionale digital green certificate (Piattaforma nazionale-DGC) per l'emissione e validazione delle certificazioni verdi COVID-19: sistema informativo nazionale per il rilascio, la verifica e l'accettazione di certificazioni COVID-19 interoperabili a livello nazionale ed europeo.

Nell’articolo 1 del decreto si può anche notare che è stato scelto un nome ibrido, parzialmente in inglese, per denominare il sistema informativo nazionale per la gestione delle certificazioni: è stato chiamato Piattaforma nazionale digital green certificate (DGC), 


Nota di giugno 2021: le osservazioni dei due capoversi che seguono riguardano le informazioni nel sito del Ministero della Salute consultabili al momento della pubblicazione del post. Ora non sono più disponibili e sono state sostituite da riferimenti più aggiornati.


La pagina Certificazioni verdi Covid-19 del Ministero della Salute, datata 20 maggio 2021, spiega che le certificazioni verdi servono a spostarsi tra eventuali territori in zona rossa o arancione, per esigenze lavorative o di salute, e per poter partecipare a “feste conseguenti alle cerimonie civili o religiose, anche al chiuso”, come ad es. i matrimoni.

Nella pagina si ritrova il nome inglese Digital Green Certificate (DGC) che però qui non indica il sistema informativo come nel decreto legge bensì un altro tipo di certificazione “interoperabile a livello europeo, attraverso un codice a barre bidimensionale (QRcode), verificabile attraverso dei sistemi di validazione digitali”. È l’attestazione che consente di viaggiare nell’Unione europea.

La certificazione verde Covid-19 e il Digital Green Certificate Europeo sono la stessa cosa? No. I certificati verdi sono rilasciati in ambito regionale e sono validi solo sul territorio nazionale e fino all’entrata in vigore del Digital Green Certificate, che verrà invece emesso da una piattaforma nazionale, alimentata con i dati trasmessi dalle Regioni, e conterrà un codice a barre bidimensionale (QRcode) per verificarne digitalmente l’autenticità e validità. Sarà necessario per muoversi in Unione Europea oltre a valere sul territorio nazionale per gli spostamenti e le attività per i quali è richiesta certificazione.

Certificazioni europee

Il nome Digital Green Certificate Europeo usato dal Ministero della Salute però non corrisponde al nome concordato dalle istituzioni europee e reso pubblico il 20 maggio con un comunicato stampa: Certificato COVID digitale UE

Comunicato stampa del 20 maggio 2021 -- Certificato COVID digitale UE: il Parlamento europeo e il Consiglio raggiungono un accordo sulla proposta della Commissione

Nel comunicato è chiarito che il nuovo nome sostituisce quello annunciato in precedenza, certificato verde digitale (appare però ancora nel materiale informativo italiano preesistente che al momento non è ancora stato aggiornato).

Le caratteristiche principali rimangono comunque invariate e tra queste è in evidenza l’informazione che il certificato digitale sarà nella lingua nazionale e in inglese. Non è quindi giustificata la scelta del nostro Ministero della Salute di preferire il nome inglese a quello italiano usato dalle istituzioni europee.

Descrizione dal sito della Commissione europea: Un certificato verde digitale è una prova digitale attestante che una persona: è stata vaccinata contro la COVID-19 o ha ottenuto un risultato negativo al test o è guarita dalla COVID-19 Caratteristiche: in formato digitale e/o cartaceo; con codice QR; gratuito; nella lingua nazionale e in inglese; sicuro e protetto; valido in tutti i paesi dell’UE

E il green pass?

Nonostante le incongruenze, c’è una certezza: finora né le istituzioni italiane né quelle europee hanno mai usato il nome green pass in comunicazioni ufficiali. Da dove arriva allora questo anglicismo così diffuso?

Nei media le prime attestazioni del nome in riferimento alle vaccinazioni si trovano a partire da metà febbraio nelle notizie su Israele, dove in inglese è stata chiamata Green Pass l’attestazione digitale che consente a chi è vaccinato di avere accesso ad attività commerciali e uffici. Il nome fa riferimento al sistema di colori del semaforo: il verde segnala via libera.

What is a Green Pass? The Green Pass is intended to be used as an entry permit for recovered and vaccinated individuals into establishments and places. The validity of the Green Pass was recently extended through 31.12.2021. To receive a Green Pass with an updated validity, you are required to have the Pass issued again.

Da allora i media italiani hanno usato il nome israeliano anche per le certificazioni italiane ed europee, senza verificare che corrispondesse effettivamente ai nomi usati dal Ministero della Salute e dalle istituzioni europee.

Non mi pare che nessuno abbia considerato che in italiano l’anglicismo green è un aggettivo usato in relazione a rispetto e tutela dell’ambiente o per indicare che qualcosa è ecocompatibile o ecosostenibile. Ne è un esempio proprio il nome green pass, finora usato per consentire accesso a veicoli ecologici, per viaggiare in treno rinunciando all’auto ecc. Per segnalare via libera usiamo invece esclusivamente il nome di colore italiano verde.

In conclusione, l’uso di green pass mi pare l’ennesimo esempio di superficialità dei media italiani: uso disinvolto di anglicismi senza riflettere sul loro eventuale significato figurato e incapacità di verificare la terminologia istituzionale italiana ed europea e assicurare congruenza terminologica.

Aggiornamenti

Nuovo post (luglio 2021): Neologismi per non vaccinati: no pass e boh vax, con una nota sui nomi usati in inglese per le certificazioni vaccinali: health pass, vaccine pass, vaccine passport, Covid passport, [special] virus pass, vax card ecc. Chi nel frattempo è già stato vaccinato e ha scaricato il documento che lo attesta (o se l’è fatto stampare) avrà visto che si chiama Certificazione verde COVID-19 ma non è affatto verde!

Condivido anche qui un tweet di ottobre 2021 sui nomi alternativi usati dai media nel loro terrore della ripetizione, senza però preoccuparsi delle potenziali conseguenze di una comunicazione poco accorta:

Nuovo post (novembre2021): Nuovo green pass: super o rafforzato? sulla comunicazione poco attenta delle istituzioni, che ora usano green pass come se fosse il nome effettivo della certificazione, e sulle incongruenze terminologiche nei media.


A volte ritornano: nei media è riapparso lo pseudoanglicismo Covid manager, usato per descrivere la persona che ai matrimoni o eventi simili dovrà assicurarsi che vengano rispettate tutte le indicazioni anti contagio. Non appare però né nei decreti legge né in altre comunicazioni governative sulle nuove disposizioni.

In tema vaccinazioni, vedi anche:
Vax manager
Furbetti del vaccino
Invidie “vaccinali” e altri neologismi
AstraZeneca è un vaccino raccomandato?
Vaccini per età: over 80enni e over 85 anni
Anglicismi a caso: l’open day negli hub è sold out
Promemoria per i media: vaccino ≠ siero ≠ antidoto

Per esempi eclatanti di anglicismi preferiti ai termini italiani usati invece dalla istituzioni europee: Non è Recovery Fund ma fondo per la ripresa (ma ci sarebbero molti altri esempi: quella dei media è davvero una pessima abitudine).


4 commenti su “Per viaggiare in Ue non si userà il “green pass”!”

  1. Irina:

    Non c’entra niente con il green pass, ma faccio qui la mia domanda: Ieri ho ricevuto un messaggio in italiano in cui ho letto “Se preferisci, sentiti libera/o di scriverci rispondendo a questa email […]” (invece di rispondere a un certo questionario). In italiano si dice davvero “sentiti libera di fare x” o si tratta di un anglicismo? (Feel free to x).

  2. Licia:

    @Irina in italiano sicuramente il tuo esempio è un calco dall’inglese. In questo tipo di contesto in inglese feel free to contact us o simili vuol dire “non esitare a contattarci”: è un invito a fare qualcosa (in altri contesti, feel free può anche essere un modo informale per acconsentire, ad es. si può rispondere feel free se qualcuno chiede se può prendersi qualcosa, oppure se può usare il bagno ecc.; in italiano diremmo invece “fai pure” oppure “serviti” oppure “prego” o altro ma di certo non “sentiti libero”!). In italiano si usa la locuzione sentirsi libero di fare x ma si usa in contesti diversi e con il senso di “non farti problemi a fare x”, ad es. “sentiti libero di andartene se non hai voglia di stare qui”.

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